Il conto alla rovescia è iniziato, ancora pochi giorni e finalmente ripartirà il campionato di serie A. Non che in queste settimane, tra i Mondiali ed i tornei di B e C, sia mancato il 'pane' agli appassionati, ma la competizione per lo scudetto è tutt'altra cosa.
Agita le passioni, le polemiche e gli scontri televisivi, rappresenta un'oasi di spensieratezza di cui hanno bisogno i 'pallonari'. Mentre le cronache sono piene del racconto, per adesso impregnato quasi del tutto delle tesi accusatorie, di inchieste giudiziarie e sportive che gettano un'ombra su determinate società, il pensiero corre all'esultanza per la propria squadra del cuore, all'urlo liberatorio in caso di gol, alle imprecazioni quando il risultato è negativo.
Qualcuno si starà sicuramente chiedendo, a questo punto, come faccia a pensare al pallone quando le previsioni restituiscono burrasca corrente e futura, mentre la guerra impazza e non mancano i problemi. Li abbiamo tutti, più o meno gravi: lavoro, salute, le preoccupazioni per i figli, per le prospettive che li attendono. Vorrei essere buonista, farmi attraversare dall'ondata filantropica che non perde occasioni per manifestarsi, ma non ci riesco. Cerco soltanto di fare il mio dovere e, quando posso, di tendere la mia piccolissima mano a chi ne ha bisogno, senza inutili protagonismi.
Oggi è Natale, il clima zuccheroso spinge pericolosamente verso una crisi iperglicemica. Tranquilli, rientrerà tra qualche ora, quando torneremo ad essere i soliti di sempre, con i nostri egoismi. Chi è in difficoltà continuerà ad esserlo, purtroppo in una condizione di solitudine che nessun provvedimento potrà mai eliminare. Mentre scrivo queste righe, volgo all'improvviso lo sguardo verso la strada.
Passa una ragazza in formissima, impossibile non darle un'occhiata, senza la malizia che sarebbe ridicola alla mia età. Corre, ha i capelli raccolti in una treccia che, sballottolando, accompagna il passo. E' lo spettacolo della vita che mi distrae per un attimo. Dove eravamo rimasti? Boh: nel frattempo, auguri.