Clan Sparandeo, parcheggi, estorsioni: in appello condanne confermate e ridotte

Benevento. La sentenza per le nove persone che avevano scelto il rito abbreviato

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Benevento.  

La conferma di quattro condanne e la riduzione di altre cinque sono state decise dalla Corte di appello per le nove persone che avevano scelto il rito abbreviato dopo essere state chiamate in causa dall'indagine della Mobile avviata dal sostituto procuratore Assunta Tillo, e poi trasmessa per competenza alla Dda, sul clan Sparandeo.

Queste le pene (tra parentesi quelle in primo grado stabilite il 12 maggio del 2021): conferma per Corrado Sparandeo (10 anni), 65 anni; Carmine Morelli (8 anni), 62 anni; Vincenzo Poccetti (7 anni e 4 mesi), 47 anni, e Arturo Sparandeo, 39 anni di Benevento; per quest'ultimo, applicata la continuazione tra i 15 anni e 4 mesi ricevuti per l'operazione Tabula rasa e i 6 anni e 8 mesi inflitti dal Gup di Napoli, la pena complessiva è stata fissata in 17 anni.

E ancora: 4 anni e 5 mesi a Stanislao Sparandeo (5 anni e 4 mesi), 43 anni; 5 anni e 9 mesi a Gabriele De Luca (6 anni e 8 mesi), 33 anni; 4 anni, 5 mesi e 10 giorni a Luigi Coviello (5 anni e 4 mesi), 48 anni, e Vincenzo Mari (5 anni e 4 mesi), 47 anni, di Benevento; 4 anni e 4 mesi a Carmine Longobardo (5 anni e 4 mesi), 47 anni, di Cisterna, difesi dagli avvocati Antonio Leone, Vincenzo Sguera, Luca Russo, Gerardo Giorgione, Domenico Dello Iacono e Michele Sanseverino.

Si tratta dell'inchiesta che nel gennaio del 2020 era sfociata nell'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare nella quale erano state contestate, a vario titolo, le accuse di associazione di stampo camorristico, associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, estorsione.

Come più volte ricordato, l'indagine, iniziata nel 2016 dalla dottoressa Tillo, aveva puntato il mirino sulla campagna elettorale per le elezioni comunali a Benevento nel giugno del 2016. Un'inchiesta supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali (e dalle dichiarazioni di nuovi collaboratori di giustizia), che avrebbe fatto emergere fatti per i quali non erano state formulate delle specifiche contestazioni di reato, aveva scritto il Gip, che aveva però ritenuto rilevanti alcune conversazioni perchè dimostrerebbero il presunto “tentativo di inquinare il voto” da parte di Corrado Sparandeo, che avrebbe “sponsorizzato diversi candidati, indipendentemente dal partito di appartenenza, veicolando i voti in loro favore”. In questo modo avrebbe rafforzato “i legami con esponenti del mondo imprenditoriale locale nonchè della politica”.

Un clan che, “avvalendosi della forza intimidatrice del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva”, avrebbe gestito illecitamente le aree di parcheggio nei pressi dello stadio, ed avrebbe riservato le proprie pretese a due imprenditori, ai quali sarebbe stato imposto il pagamento di una tangente. Il titolare di una impresa che stava realizzando degli immobili nella zona di via dei Mulini sarebbe stato costretto tra il 2014 ed il 2018 a sborsare 34mila euro in più tranche, “per regolarizzarsi” ed evitare problemi e minacce.

L'altro, nell'ottobre del 2017, 'invitato' a “mettersi a posto”, avrebbe tirato fuori 150 euro per le persone di “mezzo la strada”. Un capitolo riguarda l'incendio che a Foglianise, nel luglio 2017, aveva danneggiato la Golf del contabile di una società, ad esso si aggiunge quello dello spaccio di sostanze stupefacenti, corroborato dai rapporti con due clan napoletani che avrebbero permesso l'acquisto ed il trasporto della droga da piazzare sul mercato beneventano.