Tre anni e mezzo fa la perquisizione e la ribalta mediatica alla quale, inevitabilmente, era stato proiettato, ora l'archiviazione. L'ha disposta il gip Pietro Vinetti, su richiesta del sostituto procuratore Marilia Capitanio, al quale la difesa aveva depositato una voluminosa memoria, per l'inchiesta a carico dell'ex ministro Ortensio Zecchino (e di altre persone), presidente del Centro europeo di studi normanni.
Era stato chiamato in causa per le ipotesi di reato di ricettazione e riciclaggio in relazione ad alcuni libri antichi, alcuni dei quali si riteneva fossero quelli scomparsi nel 2015 dalla biblioteca comunale Mancini, sequestrati ad Ariano Irpino dai carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio artistico e culturale di Roma. Difeso dall'avvocato Vincenzo Regardi, Zecchino aveva immediatamente respinto ogni addebito, poi aveva chiesto di essere interrogato.
Era il 20 maggio del 2019, quel giorno era rimasto per un'ora e mezza dinanzi al Pm, “precisando – aveva riferito all'uscita – alcune circostanze”. Ad iniziare “dall'assenza sui testi sequestrati di qualsiasi timbro della biblioteca Mancini, che credo non abbia neanche i registri di carico”. L'attenzione era stata puntata, poi, “sulla distinzione tra la mia biblioteca e quella del Centro europeo di studi normanni”, ospitata nella sua abitazione.
“Tutta questa vicenda – aveva concluso – è nata dalla scelta di offrire i miei testi alla consultazione pubblica, ma ho offerto elementi chiari, che ritengo inconfutabili, sulla provenienza certa della gran parte dei volumi, che non è quella della 'Mancini'”. Argomenti che aveva riproposto anche con interventi e conferenze stampa.
Le ultime dichiarazioni erano arrivate dopo l'affidamento dei testi alla biblioteca Mancini e alla Diocesi. “Si tratta di una vicenda - aveva detto- che mi ha sottratto tempo prezioso e che mi vede indagato di reati gravissimi mai commessi. Ho illustrato e presentato una dettagliata memoria tre anni fa e da allora io non ho saputo più nulla di questo processo. Ho sentito parlare di complessità delle indagini. Ma io mi sarei aspettato, che dovessero partire innanzitutto da un serio interrogatorio dell’indagato. L’accusa che mi è stata rivolta dall’inizio per procedere al sequestro è di riciclaggio e ricettazione. Io da tre anni vivo con una ipotetica spada di damocle di dodici anni di galera, perché questa è l’accusa. Roba di mafia, cose importanti, non un furto di galline. Insomma comprenderete che per quanto l’equilibrio psichico ancora ci conforta, non è proprio piacevole, sapersi, per tre anni indagato per riciclaggio. Io oggi continuo ad essere indagato di questo reato. E da tre anni, non ho visto un solo atto istruttorio né ho potuto mai leggere la denuncia dalla quale sarebbe nato tutto questo procedimento. Sono all'oscuro di tutto”.
Ora la parola fine sulla storia, archiviata.
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MINACCE A EX FIDANZATA, ASSOLTO
Era accusato di violenza privata e minaccia all'ex fidanzata, è stato assolto. E' la sentenza del giudice Telaro per un 32enne difeso dall'avocato Stefano Melisi