Gara Sprar di Vitulano, "busta manomessa", nel mirino Ufficio tecnico e società

Disposti due divieti di dimora e una sospensione dal pubblico ufficio

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Benevento.  

La presunta manomissione di una busta, per abbassare l'offerta ed aggiudicare l'appalto a quella società. E' la tesi al centro dell'inchiesta che questa mattina è sfociata nell'esecuzione di tre misure, affidata ai carabinieri del Nucleo investigativo provinciale e del Nipaff della forestale, adottate in relazione all'affidamento della gestione del centro Spar del Comune di Vitulano.

La sospensione da un pubblico ufficio o servizio è stata applicata dal gip Vincenzo Landolfi a Pietro Cusano, Responsabile unico del procedimento, mentre il divieto di dimora a Vitulano è stato disposto nei confronti di Gino Coppolaro e Umberto Morisco: all'epoca dei fatti, rispettivamente, coordinatore e locatore della struttura delle società cooperative – un'Associazione temporanea d'impresa – affidatarie dello Sprar. Il pm Licia Fabrizi aveva chiesto per tutti gli arresti domiciliari ed anche il sequestro del centro.

Indagato a piede libero, invece, il sindaco Raffaele Scarinzi, nei confronti del quale, evidentemente, non sono stati raccolti elementi per giustificare alcun tipo di misura.

Turbata libertà degli incanti e peculato, queste le ipotesi di reato contestate in una indagine centrata sulla gara indetta nel 2017 e aggiudicata all'Ati, grazie – si legge in una nota del procuratore Aldo Policastro – alla presunta “collusione tra il Responsabile dell’Ufficio Tecnico, quale RUP della gara, uno o più membri della commissione allo stato ignoti e gli amministratori delle imprese costituite in ATI”.

Dall'attività investigativa, supportata anche dalle dichiarazioni di una persona, sarebbero emersi “gravi indizi in merito all’avvenuta manomissione della busta contenente l’offerta economica dell’ATI, volta a sostituire l’offerta originariamente presentata con una più bassa, in modo che l’ATI potesse ottenere i punti necessari per superare un’altra cooperativa partecipante alla gara d’appalto”.

Il prosieguo delle indagini avrebbe consentito di “acquisire gravi indizi su come il responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune di Vitulano, in qualità di R.U.P. per la gestione del centro di accoglienza di immigrati ubicato in quel centro, approvasse il pagamento di buste paga in favore di dipendenti di una società estranea alla gestione dello stesso, nonché liquidasse le fatture di tale società, riconducibile ad uno degli indagati, a fronte di servizi mai resi e che, invece, si sarebbero dovuti fornire ai migranti beneficiari di fondi pubblici erogati dal Ministero dell’Interno”.

E ancora: la “liquidazione delle spese asseritamente sostenute per la gestione del centro SPRAR di Vitulano” si sarebbe basata “su documenti giustificativi del tutto inconsistenti, sulla base dei quali venivano richiesti al Comune di Vitulano i rimborsi per spese mai sostenute o del tutto estranee all’attività svolta dal centro, utilizzando il corrispettivo massimo dell’appalto fissato in 790.000 euro per il triennio 2017-2019”.

In una circostanza, “al fine di aggirare il ritardo derivante dai controlli da parte del revisore dei conti”, il RUP avrebbe “garantito ugualmente l’immediata liquidazione di una fattura di €193.809,19 emessa a titolo di rimborso dalla società gestore del centro, ricorrendo alla stipula di un contratto di cessione del credito stipulato dal Comune di Vitulano  in favore di un istituto di credito”.

In tal modo, sarebbe stata "favorita la creazione di un credito in favore di una Banca per somme che, almeno in parte, non dovevano essere rimborsate al gestore del centro SPRAR”. 

Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dall'avvocato Giusida Sanseverino. Mercoledì gli interrogatori, mentre l'avvocato Dario Vannetiello fa sapere che ha rinunciato ad assistere Coppolaro perchè difende solo dinanzi alla Cassazione.