Confermata dal Riesame l'ordinanza di custodia cautelare a carico della 38enne docente di Benevento che dal 10 settembre è agli arresti domiciliari per una ipotesi di violenza sessuale sessuale aggravata ai danni di un alunno di 12 anni della scuola media di un centro della Valle Caudina nella quale insegnava.
Difesa dall'avvocato Angelo Leone, alla professoressa, finita nel mirino di una indagine del pm Assunta Tillo e dei carabinieri, sono state contestate le condotte che avrebbe avuto nei confronti del ragazzo – è rappresentato dall'avvocato Paolo Abbate -, con il quale avrebbero instaurato prima un presunto “rapporto di predilezione in classe” poi un presunto “intenso rapporto telematico mediante plurime comunicazioni via whatsapp (messaggi, video e audio), inviandogli e chiedendogli di inviare a sua volta fotografie a contenuto esplicitamente sessuale, avviando conversazioni di esplicito contenuto sessuale”.
Comparsa dinanzi al gip Pietro Vinetti, che aveva firmato il provvedimento restrittivo, la 38enne si era avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande, rilasciando alcune dichiarazioni spontanee. Si era detta profondamente scossa dalla vicenda-, ammettendo di aver sbagliato a dare troppa confidenza a tutti e, in particolare, al 12enne, assecondandolo.
Aveva provato a descrivere il clima che si respirava in quella classe, dettato dall'espansività che lei mostrava nei confronti di coloro che ne facevano parte. Un rapporto che via via era però diventato eccessivo, rispetto al quale l'indagata, che in quel periodo stava attraversando un forte momento di stress, aveva precisato che, quando se ne era resa conto, aveva annunciato agli alunni che la musica doveva cambiare, e che era arrivata l'ora di smetterla con i comportamenti mantenuti fino a quel momento.
Era il 31 marzo, nel pomeriggio i genitori del 12enne avevano presentato una denuncia ai carabinieri che aveva innescato, il giorno, dopo la perquisizione ed il sequestro del cellulare dell'insegnante. Che, a quel punto, aveva comunicato alla scuola che non sarebbe più tornata in aula, ricevendo dopo meno di due settimane la sospensione dal servizio, da un incarico di supplenza che era comunque scaduto.