Esther, il ricordo del suo omicidio irrisolto in una minaccia inquietante

Benevento. La 36enne, uccisa a colpi di pistola, fu trovata senza vita nel 2016 a Cellarulo

esther il ricordo del suo omicidio irrisolto in una minaccia inquietante
Benevento.  

E' un omicidio, irrisolto, che è riaffiorato alcuni mesi fa all'attenzione dell'opinione pubblica con l'indagine su un 50enne rumeno.“Non devi più venire a Benevento perchè altrimenti fai la stessa fine di quella prostituta uccisa. Qui comando io... Lo vedi che tutte le altre prostitute rumene non vengono più, solo tu hai il coraggio di venire...” avrebbe detto il 3 luglio del 2021 ad una sua connazionale di 28 anni. L'avrebbe avvicinata mentre era seduta sotto una pensilina del parcheggio degli autobus urbani in via Diacono, l'avrebbe 'invitata' ad andar via e poi l'avrebbe colpita due volte al viso.

Una condotta minacciosa, con un riferimento inquietante, costata un processo, in programma a settembre, a carico dell'uomo che, difeso dall'avvocato Fabio Russo, nello scorso marzo è stato condannato a 6 mesi, e scarcerato, per resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento e violazione del divieto di dimora.

Chissà se quelle parole hanno già rialimentato, o potranno farlo, l'attività investigativa sul delitto di Esther, la 36enne nigeriana che 14 giugno del 2016 era stata rinvenuta senza vita.

E' una storia di cui ci siamo occupati ripetutamente, soprattutto come esercizio della memoria. Esther abitava a Castelvolturno, da dove ogni giorno raggiungeva Benevento per esercitare il mestiere più antico del mondo. Il suo corpo, crivellato da sette colpi di pistola, era stato scoperto in un terreno a poca distanza dal Parco archeologico di Cellarulo, in una zona attraversata da un binario, da tempo non funzionante, che una cancellata separa dalla linea ferroviaria. Era stato un macchinista, transitando alla guida di un convoglio, a notare quella figura immobile nell'erba, con il viso parzialmente coperto da un mucchietto di paglia.

All'epoca, il sopralluogo aveva consentito alla Scientifica di repertare, oltre agli indumenti, alle scarpe e alla custodia di un cellulare, sei bossoli ed un proiettile inesploso, tutti calibro 9x21. Esther era stata centrata prevalentemente al lato sinistro e posteriormente, anche al pube. Il suo telefonino- un Akai azzurro con due slot e una sola sim card – era stato invece recuperato dieci metri più in là rispetto al punto in cui giaceva il cadavere, dopo i lavori di pulizia che quattro operai avevano effettuato nella zona. Era stato gettato nell'erba, probabilmente dall'assassino.

Numerose le persone ascoltate nell'immediatezza e nelle settimane successive: familiari, amici e amiche della vittima, alcuni clienti. Su uno, in particolare, si erano concentrati i sospetti anche dopo l'analisi delle immagini fissate dalle telecamere installate lungo il tragitto che conduce in quel determinato posto. L'aveva incontrata in più occasioni, ecco perchè il suo numero era comparso nella rubrica del cellulare di Esther, con la quale aveva stretto un rapporto che andava al di là del lavoro che lei faceva, e al quale non è escluso lui avrebbe voluto che rinunciasse. Ipotesi rimaste tali a distanza di sei anni e due mesi, un omicidio ancora avvolto dal mistero.