Se non ci fosse stato il rischio di metterle paura, l'avrei abbracciata e stretta a me. Perchè, sentirmi dare del “giovanotto”, ha vellicato il mio ego, anche se, purtroppo, solo per un nanosecondo. Le avevo appena porto un lumino che le era caduto dalle mani, quando lei, per ringraziarmi, mi ha rivolto quella espressione. Ci siamo incrociati al cimitero, ognuno in visita ai propri cari: io a mia madre, che se ne è andata per sempre otto anni fa. Da allora non c'è domenica senza che ne guardi la foto sulla tomba che la custodisce.
La signora nella quale mi sono imbattuto avrà avuto più o meno la sua età, anche io, come lei, ho imboccato il tratto in discesa dell'esistenza. Altro che giovanotto, dunque: lo fossi stato, avrei continuato a sperare con maggiore forza e non sarei precipitato invece nella disillusione che mi avvolge. Con un mix di cinismo e sopportazione che non mi impedisce, però, di praticare l'educazione che mi è stata insegnata. Sono all'incirca le 8.30, non siamo in tanti all'interno del camposanto.
Il silenzio, rotto soltanto dalle preghiere che ciascuno, se crede, recita a bassa voce, spinge alla riflessione ed immalinconisce. Fuori c'è la vita che corre, c'è una signora che al bar, dove faccio tappa per un caffè, discetta amabilmente dell'impasto, evidentemente di suo gusto, del cornetto che ha voracemente consumato sotto gli occhi dell'addetto al bancone. Che, a sua volta, si lancia in uno sperticato elogio del prodotto, facendo notare alla cliente che, a differenza di quello venduto in altri locali, è “pieno di cioccolato in tutte le sue parti”. Fuoco al sigaro, si riparte.
Le strade sono ancora poco trafficate, qualcuno ha già acquistato il vassoio di dolci che ha adagiato sull'avambraccio. Ecco gli immancabili amanti del jogging: sudano, sbuffano, le fascette che cingono la fronte di alcuni di loro mi mettono allegria. Dura poco, e non perchè voglia fare il bastian contrario.
Sono fortunato, sono incluso, non da solo, in una sorta di bolla che anestetizza la completa percezione di ciò che sta succedendo in Ucraina. E' come se non mi riguardasse del tutto, non ci riguardasse. Le vittime, le bombe e le macerie sembrano lontane, pensiamo di colmare i crateri della distruzione e del dramma con uno sforzo di solidarietà che ci auguriamo serva a non farci sentire in colpa. Cosa avremmo potuto fare per evitare il disastro? Boh. So soltanto che un popolo aggredito tenta di difendersi, e che domani, grazie al cielo, festeggiamo la Liberazione.