Fallimento Amts, a giudizio per parcheggio Porta Rufina e compensi

Non luogo a procedere per bancarotta per false comunicazioni sociali e documentale

fallimento amts a giudizio per parcheggio porta rufina e compensi

A settembre il processo per Cda, collegio sindacale e due periti

Benevento.  

Il non luogo a procedere, perhè il fatto non sussiste, dalle accuse di bancarotta attraverso false comunicazioni sociali e documentale (mancata tenuta dei libri contabili), il rinvio a giudizio, a vario titolo, per gli addebiti relativi, sempre in materia di bancarotta, alla mancata valutazione dell'immobile di Porta Rufina, ai compensi percepiti dagli amministratori prima del fallimento e al ruolo del collegio sindacale. Sono le decisioni adottate dal gup Maria Di Carlo al termine dell'udienza preliminare a carico delle otto persone tirate in ballo dall'inchiesta del sostituto procuratore Patrizia Filomena Rosa e della guardia di finanza sulle vicende dell'Amts, l'azienda di mobilità, partecipata dal Comune, dichiarata fallita il 27 gennaio del 2016.

Dovranno affrontare il processo, che partirà il 29 settembre, Mirko Francesca, 48 anni, presidente del Cda, i due membri del Consiglio, Giuseppe Racioppi, 70 anni, di Napoli, e Marco Romeo, 52 anni, di Benevento; i componenti il collegio sindacale: Fabio Solano, 47 anni, Domenico Capobianco, 61 anni, e Giovanni Ievolella, 63 anni, di Benevento, e due periti della sezione Fallimentare del Tribunale: Francesco Pisano, 54 anni, e Massimo Musella, 58 anni, di Salerno.

Come più volte ricordato, l'indagine, avviata nel gennaio del 2013 dopo un esposto presentato da Vincenzo La Brocca- ricopriva il ruolo di sindaco dal 2009, un mese dopo non era stato confermato – ha messo nel mirino le procedure seguite per l'ammissione al concordato preventivo: in particolare, l'approvazione del bilancio il 20 dicembre del 2012, attraverso la quale il nuovo Cda avrebbe attestato “fatti materiali rilevanti non corrispondenti al vero e difformi da quelli esposti, invece, nel bilancio chiuso il 31 dicembre del 2012”.

Attenzione puntata sulle presunte omissioni, “al fine di indurre in errore gli organi della procedura di concordato preventivo”, sulla situazione economica, finanziaria e patrimoniale della società, con la presunta “eliminazione della somma di 1 milione e 250mila euro, il debito dell'Amts nei confronti dell'Ati che aveva realizzato il parcheggio di Porta Rufina. Un quadro sul quale, a detta dell'accusa, non avrebbe vigilato il collegio sindacale. Un capitolo, quello del parcheggio, per il quale sono stati chiamati in causa i due periti nominati per la procedura concordataria, che non avrebbero effettuato gli effettuato gli accertamenti, chiesti dal Tribunale, sull'immobile di Porta Rufina.

Parcheggio e credito vantato dall'Ati erano stati al centro di un esposto che l'ex sindaco Fausto Pepe aveva presentato prima che l'Amts depositasse la richiesta di concordato preventivo. Secondo il Pm, per tutto il suo mandato “non ha promosso, come socio unico, un'azione di responsabilità verso la società: un capo stralciato perchè prescritto”.

Non è finita: la lente si è allungata anche sulla cessione dell'immobile, dal Comune, all'Amts, il cui “valore sovrastimato ed inserito, poi, nel bilancio dell'Amts, dalla compagine amministrativa, aveva determinato il ripristino del capitale al di sopra del minimo legale, cosa che avrebbe comportato l'approvazione del concordato preventivo”. Un bene che “non poteva essere ceduto in quanto non appartenente al Comune, in virtù di quanto previsto dal contratto di concessione tra l'Associazione delle imprese che l'avevano realizzato, tra cui l'Amts, e il Comune di Benevento, che invece sarebbe diventato il proprietario dopo un termine trentennale”.

Sono impegnati nella difesa gli avvocati Camillo Cancellario, Francesco Cortese, Antonio Leone, Amedeo Barletta, Vincenzo Sguera, Raffaele Tibaldi, Nino Lombardi, Marcello Fattore, Claudio Fabbricatore, Cecchino Cacciatore.