Alla fine, dopo uno 'scontro' a colpi di richieste della difesa e decisioni del gup Loredana Camerlengo – sì all'acquisizione dell'ordinanza del Riesame, no a quella della consulenza balistica di parte, se non come memoria difensiva, e ad un'integrazione probatoria-, il via libera al rito abbreviato per uno degli imputati.
Gli avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri l'avevano proposto, condizionandolo all'escussione del loro consulente balistico, il giudice ha invece disposto che il 25 maggio vengano ascoltati anche il consulente del Pm e la parte offesa. Quest'ultima è un 30enne che, secondo gli inquirenti, aveva fatto le spese di un episodio costato le accuse di tentato omicidio e porto illegale in luogo pubblico di arma da fuoco a Luigi Zampelli, 62 anni, e al figlio Angelo, 35 anni, due imprenditori di Ponte. Il primo è assistito dall'avvocato Leone, l'altro sarà, come detto, giudicato con rito abbreviato.
Nel dicembre del 2020 entrambi erano stati arrestati – erano finiti ai domiciliari – sulla scorta di una ordinanza del gip Gelsomina Palmieri, poi annullata dal Riesame, adottata in una inchiesta del sostituto procuratore Francesco Sansobrino e dei carabinieri sui colpi di pistola che nella notte del 28 gennaio del 2020 sarebbero stati esplosi dalla Beretta calibro 7.65 detenuta legalmente da Luigi Zampelli, durante l'inseguimento della Golf della vittima – parte civile con l'avvocato Giovanni Itro - con una Smart nella quale si sarebbe trovato anche Angelo.
La mattina successiva l'allora 28enne, che aveva rapporti complicati con i due Zampelli, aveva rinvenuto il portabagagli della sua Golf forata da un proiettile che era poi rimasto incastrato nell'intelaiatura del sedile posteriore destro. Il 28enne aveva denunciato ai militari di essere stato per alcuni mesi un dipendente, anche se a nero, dell'impresa, i cui titolari lo avrebbero accusato di essere il responsabile di alcuni danneggiamenti e incendi all'interno dell'azienda.
Durante l'interrogatorio di garanzia, Luigi Zampelli si era avvalso della facoltà di non rispondere, mentre Angelo aveva respinto ogni addebito, ricordando di essere stato svegliato dalla mamma che lo aveva informato che il papà era uscito dopo aver ricevuto la telefonata del custode della ditta, preoccupato dalle parole che gli avrebbe rivolto, transitando dinanzi al cancello d'ingresso, il conducente della Golf.
Non è mai stato un nostro dipendente, neanche a nero, si tratta di una persona che avrebbe ripetutamente chiesto, senza ottenerlo, di essere assunta per ottenere la disoccupazione, aveva precisato il 33enne. Che aveva anche affermato di aver raggiunto quella notte il genitore e di essere rimasto sempre nel piazzale della ditta, in attesa dei carabinieri, allertati dal 60enne, che dopo aver visto nuovamente passare la Golf, si era messo alla guida della Smart e l'aveva seguita, per capire dove fosse diretta.