Falsi assunti, licenziati e disoccupati: otto condanne ed un'assoluzione

Assolto il consulente del lavoro Bordi. 12 anni a Cosimo Tiso

falsi assunti licenziati e disoccupati otto condanne ed un assoluzione
Benevento.  

Otto condanne ed un'assoluzione sono state decise pochi minuti fa dal Tribunale di Benevento (presidente Pezza, a latere Nasti e Perrotta) per le nove persone - una decima è nel frattempo deceduta, una undicesima aveva patteggiato la pena di 2 anni -  chiamate in causa da una indagine del sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro e della guardia di finanza su una truffa in materia di indennità di disoccupazione.

L'assoluzione, per non aver commesso il fatto, è stata stabilita per Piergiuseppe Bordi (avvocato Antonio Leone), 43 anni, consulente del lavoro, di Benevento, queste le pene per gli altri imputati: 12 anni a Cosimo Tiso (avvocato Ettore Marcarelli), 54 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, indicato come promotore e dominus di un'associazione per delinquere; 7 anni a Gabriella Musco (avvocato Federico Paolucci), 46 anni, 6 anni a Gaetano De Franco (avvocato Vincenzo Fiume), 46 anni, di Benevento; 5 anni a Maria Rosaria Canu (avvocato Massimiliano Cornacchione), 50 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, 4 anni e 10 mesi a Pasqualino Pastore (avvocato Mario Villani), 56 anni, 4 anni e 4 mesi a Tullio Mucci (avvocato Mariateresa Del Ciampo), 49 anni, 4 anni a Sergio Antonio Fiscante (avvocato Domenico Cristofaro), 59 anni, 3 anni a Maurizio Marro (avvocato Villani), 59 anni, tutti di Benevento.

Le accuse, a vario titolo: associazione per delinquere alla truffa aggravata ai danni dello Stato, ai reati tributari, al riciclaggio e all'autoriciclaggio. Per gli imputati condannati anche l'assoluzione, perchè il fatto non sussiste, e la dichiarazione di intervenuta prescrizioni di numerosi addebiti,

Il Pm aveva proposto 12 anni a Tiso, 8 a De Franco, 7 a Canu, Musco, Pastore e Mucci, 6 anni a Marro, 5 a Bordi, 4 anni e 6 mesi a Fiscante.

Come più volte ricordato, nel mirino è finito un reticolo di società, definite cartiere, che sarebbero servite da un lato per utilizzare ed emettere fatture per operazioni inesistenti e, dall'altro, adoperate per l'assunzione fittizia di personale, per consentire la percezione indebita di indennità di disoccupazione in seguito al licenziamento. Indennità “accreditate sui conti correnti accesi dai beneficiari e versate in tutto o in parte ai vertici” dell'associazione.

Un modus operandi che avrebbe consentito di creare crediti fittizi di imposta da compensare con i versamenti contributivi dovuti per le false assunzioni. Costi mai sostenuti, dunque, ma così sarebbero state gettate le basi per assumere un gran numero di dipendenti, per poi licenziarli e permettere loro di percepire le indennità. Ottantasei i beneficiari delle condotte contestate, le loro posizioni  sono  state  stralciate.