Sono quaranta- tra commercialisti, avvocati ed imprenditori – le persone che compaiono nell'avviso di conclusione dell'inchiesta, firmato dal sostituto procuratore Assunta Tillo, sulle procedure di concordato preventivo e fallimento. Si tratta di una indagine che era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica tra aprile e dicembre dello scorso anno, quando erano state applicate quindici interdizioni per un anno, successivamente revocate in alcuni casi, dall'esercizio della professione e dell'attività imprenditoriale.
Nell'elenco compaiono Angelo Argenone, 47 anni, di Montesarchio, Stefano Bardari, 48 anni, di Benevento, Ersilia Bartolomucci, 57 anni, di Roma, Massimiliano Bomamini, 47 anni, di Mantova, Raffaele Borriello, 54 anni, di Roma, Bruno Calzia, 67 anni, di Roma, Fabio Cassero, 44 anni, di Benevento, Vincenzo Catalano, 64 anni, di Benevento, Antonella Cecere, 56 anni, di Montesarchio, Pasquale Cioffi, 54 anni, di Airola, Isabella Columbro, 66 anni, di Benevento, Alfredo Dell'Aquiola, 64 anni, di Benevento, Fabrizia De Nigris, 49 anni, di Benevento, Antonio Fiengo, 51 anni, di Benevento, Antonio Franco, 47 anni, di Montesarchio, Michele Grosso, 58 anni, di Benevento, Angelica Labia, 57 anni, di Cerignola, Maria Marinaccio, 53 anni, di Pannarano, Mario Marotta, 48 anni, di Roma, Biagio Mataluni, 51 anni, Biagio Flavio Mataluni, 36 anni, Fabio Mataluni, 55 anni, Nunzia Mataluni, 32 anni, Vincenzo Mataluni, 57 anni, di Montesarchio, Cosimo Matarazzo, 61 anni, di Benevento, Christian Mazzucco, 49 anni, di Legnago, Alfonsina Migliozzi, 51 anni, di San Martino Valle Caudina, Raffaele Nardone, 55 anni, di San Giorgio del Sannio, Laura Paglia, 53 anni, di Benevento, Carmine Antonio Pancione, 55 anni, di Pannarano, Andrea Porcaro, 42 anni, Francesco Porcaro, 38 anni, Mario Porcaro, 67 anni, di Benevento, Luca Pulcino, 41 anni, di Benevento, Antonio Rummo, 40 anni, Cosimo Rummo, 68 anni, di Benevento, Fabrizio Russo, 59 anni, di Benevento, Cristian Seminati, 47 anni, di Bergamo, Elvira Schioppi, 59 anni, di Frattamaggiore, Claudio Zollo, 62 anni, di Benevento.
Come più volte ricordato, nel mirino degli inquirenti sono finiti le procedure di concordato preventivo e di fallimento, che – questo l'impianto accusatorio - sarebbero state ritardate, impedendo ai creditori di recuperare i soldi, ed il ruolo dello studio di Mario Porcaro. L'inchiesta della guardia di finanza era stata avviata nel 2016 dopo una segnalazione del Tribunale, che aveva bocciato la richiesta di concordato avanzata nel novembre del 2015 da una società nata dalla fusione di altre due di cui era legale rappresentante una persona arrestata al Nord con l'accusa di frode fiscale.
Una nuova società, un nuovo amministratore, ma la procedura di concordato non aveva convinto il presidente della sezione fallimentare del Tribunale Michele Monteleone, che l'aveva bocciata senza appello, decidendo di revocare tutti gli incarichi assegnati ai professionisti che avevano curato la pratica diventata 'materia del contendere', proposti anche per l'eliminazione dall'elenco dei delegati alle esecuzioni immobiliari. Era stato questo il punto di partenza di un'attività investigativa che si era poi concentrata anche su altri gruppi imprenditoriali del territorio.
Gli indagati hanno ora venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o produrre memorie difensive, poi il Pm procederà alle eventuali richieste di rinvio a giudizio. Sono impegnati nella difesa gli avvocati Giuseppe Iannaccone, Italo Palumbo, Vincenzo Regardi, Roberto Pulcino, Angelo Leone, Camillo Cancellario, Fiorita Luciano, Fabio Russo, Marco Calleri, Andrea Rossetti, Amedeo Barletta, Gildo Ursini, Salvino Mondello, Pierluigi Pugliese, Mario Cecere, Umberto Del Basso DE Caro, Marcello D'Auria, Guido Principe, Domenico Papaleo, Rita Bruno, Luigi Signoriello, Vincenzo Gallo, Dario Vannetiello, Paola Severino, Francesco Centonze.
“Sulla vicenda – commenta l'avvocato Luigi Signoriello- si esprimerà la Corte di Cassazione all’udienza del 20 aprile su alcune richieste di misure cautelari, Suprema Corte che è chiamata - per la parte che riguarda Mataluni-, a pronunciarsi addirittura sulla contestabilità della condotta in quanto, secondo la difesa, non costituirebbe reato in relazione allo strumento giuridico in concreto utilizzato per la ristrutturazione del debito, cosi come motivato anche dal Gip in sede di rigetto delle misure cautelari”