La domanda, avrebbe detto Antonio Lubrano, sorge spontanea: perchè adesso? Perchè solo ora il can can sulle nomine nella sanità? A scatenarlo sono state le parole pronunciate dal consigliere regionale Gino Abbate, che ha messo nel mirino delle critiche anche il direttore generale dell'azienda ospedaliera San Pio, Mario Ferrante. Che, ha sostenuto l'esponente mastelliano, “si arroga il diritto di calpestare medici, colleghi con anni di esperienza guardando non alla professionalità ma all’appartenenza e alla parentela politica”.
“Un dato allarmante – ha continuato – che non è in linea con quanto dichiarato, in campagna elettorale, dal nostro Presidente De Luca e che mina i principi di trasparenza, professionalità e tutela del territorio. Episodi che vanno portati alla luce e all’attenzione del Presidente stesso così che possa rivedere i rapporti intrapresi con alcuni di questi Dirigenti”.
Abbate è a Napoli come rappresentante del Sannio, le sue dichiarazioni hanno inevitabilmente innescato una serie di reazioni attraverso le quali gli è stato anche chiesto di essere più preciso. Fuori i nomi, insomma. In attesa che la 'denuncia' venga aricchita da ulteriori elementi di chiarezza, resta da capire cosa sia successo nel frattempo.
Il riferimento è evidentemente ad alcune nomine, ma non sono certo le prime. Ne sono state fatte tante altre che non hanno però ottenuto il rimbalzo mediatico come in questa occasione, diventando solo il terreno dei ricorsi all'autorità giudiziaria competente o delle prese di posizione di coloro che ritenevano di essere stati danneggiati.
Situazioni nelle quali la politica, che ben conosce la capacità, normata dalla legge, di determinare nel settore sanitario le scelte a catena, è rimasta silente o quasi. Un'afonia rotta adesso da Abbate per questioni di legittimità e, aggiungiamo noi, perchè, probabilmente, qualcosa si è rotto negli equilibri, facendo pendere la bilancia da una parte piuttosto che dall'altra, con la conseguenza di aver tradito le aspettative di chi, magari, credeva di essere al sicuro nel puzzle delle indicazioni. Se è andata così, non è certo una novità.
Perchè, a meno che non si pensi che sia credulona all'ennesima potenza, nell'opinione pubblica è ampiamente diffusa la convinzione dell'esistenza di un modus operandi che riesce a 'premiare', nel rispetto delle regole, l'appartenenza. E non vale solo per la sanità, ovviamente, come potrebbero dimostrare alcune vicende che, pur non avendo integrato risvolti penali, sono finite in alcune inchieste. E' la solita storia, tutta italiana, con la ricerca di raccomandazioni. Perchè, come è noto, “chi tiene più polvere spara”.