Truffa indennità disoccupazione, "Tiso è un fiume con una foce ad estuario"

Nove imputati, via alle arringhe difensive. La sentenza il 1 aprile

truffa indennita disoccupazione tiso e un fiume con una foce ad estuario
Benevento.  

Era praticamente scontato che, al momento di tirare le somme, ognuno avrebbe legittimamente tirato l'acqua al proprio mulino, e che il dito venisse puntato quasi del tutto contro la persona più gravata dalla accuse. Ecco perchè, quando è arrivato il suo turno, l'avvocato Ettore Marcarelli ha fatto ricorso all'idrografia per definire la posizione del suo assistito alla luce delle cose ascoltate.

“E' un fiume con una foce ad estuario e non a delta: arriva in mare mantenendo un unico ramo, senza suddividersi...”, ha detto, parlando di Cosimo Tiso, 54 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, 54 anni, indicato come promotore e dominus di un'associazione per delinquere finalizzata ad una truffa in materia di indennità di disoccupazione.

Tiso è uno dei nove imputati in un processo giunto alla penultima tappa: quella conclusiva è in programma il 1 aprile quando, dopo l'arringa dell'avvocato Antonio Leone, arriverà la sentenza del Tribunale anche su Gaetano De Franco, 46 anni, di Benevento; Maria Rosaria Canu, 50 anni, di Sant'Angelo a Cupolo, Gabriella Musco, 46 anni, Pasqualino Pastore, 56 anni, Tullio Mucci, 49 anni, di Benevento, Maurizio Marro, 59 anni, Piergiuseppe Bordi, 43 anni, e Sergio Antonio Fiscante, 59 anni, anche loro della città. Oggi gli interventi degli altri difensori: oltre a Marcarelli, gli avvocati Federico Paolucci, Massimiliano Cornacchione, Mario Villani, Domenico Cristofaro, Mariateresa Del Ciampo e Vincenzo Fiume, che hanno sollecitato l'assoluzione dei loro assistiti.

Il pm Maria Gabriella Di Lauro, che ha diretto l'indagine della guardia di finanza, ha proposto la condanna di tutti gli imputati alle seguenti pene: 12 anni a Tiso, 8 a De Franco, 7 a Canu, Musco, Pastore e Mucci, 6 anni a Marro, 5 a Bordi, 4 anni e 6 mesi a Fiscante.

Le accuse, a vario titolo, vanno dall'associazione per delinquere alla truffa aggravata ai danni dello Stato, ai reati tributari, al riciclaggio e all'autoriciclaggio.

Come più volte ricordato, nel mirino è finito un reticolo di società, definite cartiere, che sarebbero servite da un lato per utilizzare ed emettere fatture per operazioni inesistenti e, dall'altro, adoperate per l'assunzione fittizia di personale, per consentire la percezione indebita di indennità di disoccupazione in seguito al licenziamento. Indennità “accreditate sui conti correnti accesi dai beneficiari e versate in tutto o in parte ai vertici” dell'associazione.

Un modus operandi che avrebbe consentito di creare crediti fittizi di imposta da compensare con i versamenti contributivi dovuti per le false assunzioni. Costi mai sostenuti, dunque, ma così sarebbero state gettate le basi per assumere un gran numero di dipendenti, per poi licenziarli e permettere loro di percepire le indennità. Ottantasei i beneficiari delle condotte contestate, le loro posizioni  sono  state  stralciate.