L'attesa era per le dichiarazioni che la ragazza avrebbe reso nel contraddittorio tra le parti, ma è immediatamente naufragata. Perchè, in apertura dell'appuntamento, l'avvocato Angelo Leone ha eccepito l'assenza di qualsiasi notifica al codifensore, l'avvocato Antonio Caroscio.
Un problema che ha reso inevitabile la trasmissione alla Procura, stabilita dal gip Maria Di Carlo, degli atti relativi all'incidente probatorio fissato, su sollecitazione del sostituto procuratore Maria Colucci, nell'indagine a carico di Giuseppe Colangelo, 56 anni, di Torrecuso, gestore di un bar nel centro di Benevento, accusato di aver costretto a subire atti sessuali, palpeggiandola, una ventenne che lavorava per lui in nero.
Era in programma questa mattina, ma è saltato. Si torna indietro, dunque, con il Pm che dovrà decidere se reiterare la richiesta del momento procedurale – l'incidente probatorio, appunto -, con l'obiettivo di cristallizzare le affermazioni della parte offesa, assistita dall'avvocato Vincenzo Sguera.
Si tratta di una storia che era rimbalzata all'attenzione dell'opinione pubblica il 2 giugno del 2021, quando Colangelo era stato sottoposto agli arresti domiciliari con una ordinanza del gip Maria Di Carlo che il Riesame aveva però annullato, rimettendolo in libertà.
Come più volte ricordato, i fatti, al centro di una inchiesta della Squadra mobile, risalgono al 4 maggio. Secondo gli inquirenti, supportati dalle immagini di una telecamera interna che riprende l'ingresso della cucina,l'allora 55enne avrebbe allungato le mani nel locale in cui la giovane stava cuocendo i cornetti, dopo averle dato il compenso settimanale. L'aveva raggiunta, poi era andato a chiudere la porta dell'attività commerciale
Era tornato da lei che, secondo l'impostazione accusatoria, aveva subito un ulteriore assalto. A distanza di alcuni minuti, la ventenne era uscita e con una pulsantiera aveva azionato elettricamente la serranda del bar, che si era alzata. “Evita di mostrare il suo stato di disagio e paura” ai clienti sopraggiunti, poi era scoppiata in lacrime all'arrivo di una collega. Aveva chiamato i familiari, il fidanzato, quindi il 55enne, con il quale si era appartata per un colloquio registrato con il cellulare.”Mi vuoi perdonare... mi metti in mezzo alla strada.. te lo giuro con tutto il cuore...”, l'avrebbe implorata Colangelo.
Del tutto opposta la ricostruzione offerta da Colangelo durante l'interrogatorio di garanzia. Aveva sostenuto di non aver abusato della ragazza, definita consenziente, aveva spiegato che il contatto nel cucinino sarebbe stato l'epilogo di presunti ammiccamenti tra i due. La conferma, a suo dire, arriverebbe dai fotogrammi, dai quali emergerebbe che la ventenne, indicata come sorridente allorchè lui si era allontanato per chiudere la porta del bar, gli avrebbe stretto un braccio al collo quando era tornato.
I due sarebbero rimasti insieme per oltre venti minuti: un arco temporale nel corso del quale non sarebbero state udite urla o rumori, neanche da un operaio impegnato in un intervento di cablaggio all'interno del cinema San Marco, al quale si accede, dal bar, attraverso una porta di emergenza che sorge nelle vicinanze della cucina.
Quanto alle frasi ( “Mi vuoi perdonare... mi metti in mezzo alla strada.. te lo giuro con tutto il cuore...”), il 55enne aveva affermato di averle pronunciate quando il fidanzato gli aveva telefonato e l'aveva accusato di aver messo le mani addosso alla compagna. Alla quale lui si sarebbe rivolto, dunque, dicendosi pronto a scusarsi in ginocchio per aver frainteso il suo comportamento. Infine, rispetto al motivo per il quale lei l'aveva denunciato, Colangelo aveva avanzato l'ipotesi che potrebbe essersi risentita dopo il rifiuto a concederle un aumento, che avrebbe giustificato con l'intenzione di valutare una sua assunzione.