La carità non cercherà mai la pubblicità dei giornali

La necessità di gesti concreti

la carita non cerchera mai la pubblicita dei giornali
Benevento.  

Lo spunto me l'ha offerto un post su facebook dell'avvocato Stefano Pescatore, da sempre impegnato nell'associazionismo e nel volontariato.

“La carità è paziente, è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non verrà mai meno”, ha scritto, riprendendo parte di una lettera di San Paolo ai Corinzi, alla quale ha aggiunto un passaggio importante: “E soprattutto non cercherà (la carità) mai la pubblicità dei giornali”.

Potrei fermarmi qui perchè condivido in pieno quelle parole, provo ad aggiungere qualche considerazione. Lascio ad altri, a coloro che, ebbri di saccente autoreferenzialità, si parlano addosso, guardandosi allo specchio e compiacendosi per i rimandi letterari e filosofici che esibiscono dopo averli cercati su Google, il compito di volare alto nella comoda descrizione della guerra e delle responsabilità.

Preferisco come sempre restare avvinghiato alla realtà, quella con la quale faccio i conti tutti i giorni. E' fatta dalle persone che sono in difficoltà, e non solo perchè fuggono dai loro paesi d'origine per non finire sotto le bombe. Il disagio ce l'abbiamo spesso di fianco e facciamo finta che non ci sia perchè disturba la nostra tranquillità. Non è soltanto economico, non è soltanto la fatica di arrivare – per chi ci riesce – a fine mese, o l'angoscia di chi non ha a disposizione un reddito perchè non ha un lavoro.

E' anche il malessere, l'inquietudine che attraversa le nostre esistenze e frequentemente le devasta. Che fare? Ogni gesto concreto, anche il più banale, conforta l'altro: non solo le monete, la banconota e i generi alimentari, ma anche uno sguardo, un sorriso che illumini la speranza di un futuro migliore. Ciò che conta è che i nostri comportamenti siano ispirati soltanto dalla voglia di allungare una mano a chi soffre, non dalla ricerca della pubblicità, per sentirsi dire che siamo bravi e belli, non dalla velina che annuncia mirabilie.

La carità, l'accoglienza e la disponibilità nei confronti di chi ha un maledetto bisogno non sono roba da polemica partitica, sulla quale, magari, 'giocare', ma modi di essere che non hanno bisogno di un articolo o di un microfono, ma di un cuore e dalla consapevolezza che un giorno potrebbe toccare anche a noi dover chiedere aiuto.