E' il secondo incidente probatorio che le capita di dover affrontare: nel primo, risalente a cinque anni fa, quando era dodicenne, aveva puntato il dito contro la mamma ed il nuovo compagno, determinandone il rinvio a giudizio in un processo ancora in corso, mentre martedì potrebbe farlo contro il padre, se confermerà le accuse che gli ha rivolto, dinanzi al gip Pietro Vinetti.
Assistita dall'avvocato Elena Cosina, sarà ascoltata in forma protetta in Questura, dove dovrà rispondere anche alle domande dell'avvocato Antonio Leone, che difende il genitore. Si tratta di un appuntamento chiesto dal sostituto procuratore Maria Colucci con l'obiettivo di cristallizzare le dichiarazioni della minore nei confronti del papà: un 46enne che abita in un centro della provincia non distante da Benevento.
E' stato chiamato in causa perchè dal 2018 al dicembre del 2020 avrebbe costretto la figlia a subire atti sessuali. Condotte gravissime che l'interessato nega con forza, ritenendole una sorta di 'vendetta' per quanto aveva fatto nel 2016. Aveva denunciato alla Squadra mobile ciò che la bambina gli aveva raccontato: la madre e l'attuale convivente avrebbero lasciato semi aperta la porta della loro camera da letto e la luce di una lampada accesa, e in questo modo lei li avrebbe visti nudi mentre avevano rapporti sessuali. Comportamenti per i quali i due sono stati spediti a processo: il capitolo iniziale di una storia che ora ne sta offrendo un altro, a ruoli invertiti.
Delle due l'una: o la piccola ha due genitori a dir poco discutibili, o è la vittima di una delle frequenti strumentalizzazioni dei figli nelle relazioni che terminano in modo tempestoso.