Quella 'bravata' gli è costata l'iscrizione nel registro degli indagati e l'avvio di una inchiesta affidata ai carabinieri. Diffusione di notizie false, esagerate o tendenziose per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico: questa l'ipotesi di reato, contemplata dall'articolo 656 del Codice penale, prospettata a carico dell'avvocato caudino che a metà gennaio, dopo essersi fatto un selfie al primo piano del Tribunale, lo aveva pubblicato su facebook, sostenendo di di essere entrato nel palazzo di giustizia senza 'green pass' o tampone; dunque, aggirando i controlli,
Un gesto che ovviamente non era passato inosservato sia agli occhi del Consiglio dell'Ordine forense, che lo aveva immediatamente convocato – il post era poi stato rimosso –, sia della Procura, alla quale era stato segnalato Punto di partenza di una indagine ora scandita dall'interrogatorio del professionista. Che, invitato dai militari della sezione di Pg presso l'ufficio inquirente, ed assistito dall'avvocato Ettore Marcarelli, ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere alla contestazione avanzata nei suoi confronti.
L'iniziativa del legale, che tantissime persone avevano commentato in forme diverse sui social, aveva inevitabilmente destato clamore. Una provocazione, il modo di esprimere dissenso contro le norme vigenti, uno scherzo? Gli interrogativi si erano rincorsi in quei giorni, complicato trovare una risposta ad un caso diventato materia giudiziaria.