Lampada operatoria guasta, catetere rimosso, poi rotto: l'odissea di un paziente

Il Gip decide su richiesta archiviazione per sei medici del Rummo. Opposizione di un 60enne

lampada operatoria guasta catetere rimosso poi rotto l odissea di un paziente
Benevento.  

I difensori hanno sollecitato l'archiviazione della posizione dei loro assistiti, come peraltro chiesto dalla Procura, mentre l'avvocato Nazzareno Fiorenza, legale della parte offesa, che si era opposto all'iniziativa dell'ufficio inquirente, ha insistito perchè vada avanti l'inchiesta a carico di sei medici del Rummo - sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Marcelllo D'Auria, Domenico D'Amico e Silvio Ferrara - chiamati in causa, a vario titolo, per lesioni gravi ai danni di un paziente di Airola.

Parola al gip Gelsomina Palmieri, dinanzi al quale si è tenuta la camera di consiglio, che dovrà decidere il destino dell'indagine su una storia iniziata nel dicembre del 2018, quando ad un sessantenne, affetto da una patologia oncologica, era stato praticato un intervento di rimozione di un catetere toracico. Un intervento curato da un medico, rispetto al quale, ha scritto il Pm nella richiesta di archiviazione, “va accertata la natura giuridica del rapporto di lavoro instaurato con l'ospedale, in che condizioni potesse operare e che tipo di operazioni era abilitato a compiere”, e se quel giorno era stato “effettivamente informato, a causa del mancato funzionamento di una lampada operatoria, l'attività chirurgica era stata sospesa”.

Insomma, l'operazione sarebbe stata eseguita nonostante il guasto all'illuminazione: punto di partenza di una serie di problemi che sarebbero stati determinati dalla rottura del catetere, con febbre e stato infettivo diffuso per il malcapitato. Nonostante le terapie, le sue condizioni non sarebbero migliorate, al punto che i familiari, comprensibilmente preoccupati, lo avevano trasportato in ambulanza al Monaldi di Napoli, dove era stato sottoposto ad un intervento salvavita perchè agli erano stati diagnosticati una endocardite e il danneggiamento di una valvola cardiaca.

Da qui, una volta che il peggio era stato scongiurato, la scelta di presentare una denuncia nei confronti dei sanitari che lo avevano avuto in cura a Benevento, per i quali, ha sostenuto il Pm, “le indagini svolte – escussione delle persone informate sui fatti e raccolta della documentazione – non sono tuttavia sufficienti, allo stato, a formulare un giudizio di responsabilità”. Aggiungendo che, “verificate una serie di circostanze, pur apparendo altamente verosimile la consumazione di una serie di errori nelle diagnosi e prescrizioni successive alla rottura del catetere da parte dei vari sanitari, risulta indispensabile una consulenza tecnica d'ufficio”.