Diamo i walkie talkie all'Asl. "Primo piano, la cartella è qui..". "Ricevuto..."

I meccanismi assurdi della burocrazia

diamo i walkie talkie all asl primo piano la cartella e qui ricevuto
Benevento.  

La premessa: mi scuso perchè si tratta di un fatto personale. Ma ho deciso di scriverne per 'illuminare', ammesso che ce ne sia bisogno, i meccanismi oscuri e impenetrabili della burocrazia: nel caso specifico, dell'Asl. Riassumo in breve le puntate precedenti: meno di un anno fa mio padre è stato colpito da un accidente cerebrovascolare che ne ha fortemente ridotto la mobilità, per il quale è stata necessaria, accanto a quella farmacologica, una terapia riabilitativa domiciliare.

 Vi risparmio i passaggi propedeutici ad ottenerla in convenzione, le file e l'assurdo andirivieni delle carte trasferite a mano, dal sottoscritto, dall'Azienda sanitaria al centro scelto e viceversa. Tutto superato, pronti via. Ogni ciclo dura tre mesi, al termine dei quali va presentata una richiesta di rinnovo per lo stesso periodo. Nuova prescrizione, nuova fila, nuova visita di una gentilissima fisiatra. Nessun intoppo, si procede in automatico, a distanza di una settimana riecco il volto professionale e simpatico del fisioterapista, ormai diventato 'uno di casa'.

Chi ha attraversato una esperienza simile sa che è meglio anticiparsi, ecco perchè il 16 gennaio, dopo una ulteriore ricetta del medico di famiglia, mi ripresento all'Asl per chiedere di prolungare il servizio per altri tre mesi. Alla fila sono ormai abituato, il sacrificio è doveroso. Vado via nelle convinzione che, come in precedenza, tutto filerà liscio come l'olio. Povero illuso. Comincio ad intuirlo quando, dopo la visita della fisiatra, i tempi, stranamente, si dilatano.

Passano i giorni – ripeto a me stesso che può capitare e che, forse, sono stato fortunato nella prima occasione -, poi le settimane. Non succede niente, il telefono non squilla, nessuno bussa, all'orario concordato, alla porta del paziente, per ricominciare gli esercizi, la cui continuità, inutile sottolinearlo, è fondamentale per il recupero di una persona, soprattutto se anziana. Sono allenato alla pazienza, so che ne serve in quantità industriale. Vado all'Asl – è possibile solo il lunedì, il mercoledì ed il venerdì-, salgo direttamente al primo piano ed illustro la situazione.

“La richiesta è del 16 gennaio, mio padre è stato anche visitato ma è tutto fermo”, dico. “Non è possibile”, replica un addetto che, insospettito, entra nella stanza adiacente a quella in cui si trova e scopre che la pratica giace su un mobile. “Eccola, nessuno l'ha portata da questa parte”, prova a giustificarsi. Poi si accomoda al computer e inserisce i dati. Dopo qualche minuto alza lo sguardo e mi rassicura: “Adesso è tutto ok, le telefono oggi per conferma...”, conclude. Lo farà il giorno dopo, per ribadire che “nel giro di 4-5 giorni” riprenderà la terapia. Magari fosse così.

Non è finita: dopo sei giorni, con una telefonata mi viene chiesto di consegnare le fotocopie del documento di identità e della tessera sanitaria di mio padre perchè servono per la “cartella”. Resto di stucco, obietto di averlo fatto al primo accesso, e che la cartella è stata aperta dinanzi ai miei occhi mesi fa. Inutile insistere, al massimo posso smoccolare. E' martedì, il giorno dopo sono ancora in fila.

E' il mio turno, la tendina dello sportello al piano terra si apre magicamente, mi avvicino. Esibisco le copie, l'impiegato mi domanda perchè mai le voglia produrre se la cartella, che nel frattempo ha preso, è già lì. Non avevo dubbi, rispondo di essere stato invitato a farlo, mostro il numero di telefono dal quale è partita la chiamata. “E' il primo piano”, chiosa, laconico, con una espressione che non dimenticherò. Salgo al primo piano, spiego ciò che era accaduto, “ah, era giù, vabbè, ma stia tranquillo, sarà autorizzato”, mi sento rispondere. Speriamo.

Nel frattempo, per ingannare l'attesa, mi viene in mente un'idea: al bando computer e telefoni, mi offro per un contributo che serva ad acquistare qualche walkie talkie di cui dotare la struttura. “Pronto, è il piano terra, la cartella è da noi”, “Ok, piano terra, il primo piano ha capito. Passo e chiudo...”. Passo e chiudo, appunto.