Appalti della Provincia, il Pm insiste per gli arresti di Di Maria e Giordano

Ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame che aveva rimesso in libertà i due indagati

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Benevento.  

Un ricorso in Cassazione contro la decisione di rimettere in libertà due indagati. L'ha presentato il sostituto procuratore Francesco Sansobrino – l'udienza è in programma il 23 marzo – contro la decisione con la quale lo scorso 10 dicembre il Riesame, dopo aver 'cassato' il capo di imputazione relativo ad una turbativa della selezione per un dirigente, aveva sostituito gli arresti domiciliari con la sospensione per 10 mesi dall'esercizio della funzione di presidente della Provincia per Antonio Di Maria (avvocati Antonio Leone e Giuseppe Sauchella), ed aveva annullato l'ordinanza cautelare ai domiciliari a carico dell'ingegnere Angelo Carmine Giordano (avvocati Mauro Carrozzini e Massimo Di Tocco), 62 anni, di Solopaca.

Si tratta di due delle diciotto persone chiamate in causa da una operazione (nome in codice Megalodonte) dei carabinieri sugli appalti della Provincia. Era finita all'attenzione dell'opinione pubblica il 24 novembre, quando era stata eseguita una ordinanza del gip Loredana Camerlengo, che aveva disposto otto arresti in casa e dieci divieti temporaneo di contrattare con la pubblica amministrazione

Nel mirino degli inquirenti 11 procedure pubbliche di appalto indette e/o gestite dalla Rocca dei Rettori, dalla Provincia di Caserta e dal Comune di Buonalbergo. Le ipotesi di reato a vario titolo: corruzione aggravata, alla turbata libertà degli incanti, alla rivelazione di segreti d’ufficio e all' emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, dal tentativo di induzione indebita a dare o a promettere altre utilità, al tentativo di concussione, alla turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e al falso ideologico.

Per Di Maria, che il 15 dicembre era stato reintegrato nella carica di sindaco di Santa Croce del Sannio, gli addebiti di turbativa di gara e tentata induzione indebita a dare o a promettere altre utilità: il priomo era relativo ad una presunta ingerenza nella gara per i lavori di miglioramento dell'istituto Livatino di Circello per circa 1 milione di euro, e nelle due procedure indette dal Comune di Guardia Sanframondi, relative a interventi per la riduzione del rischio idraulico forestale degli alvei dei torrenti Ratello e Capuano, per circa 280mila euro. Rispetto alla vicenda di Circello, Di Maria, nelle dichiarazioni spontanee rese al Gip, aveva definito il senso di una conversazioni intercettata, mentre per quella di Guardia aveva affermato di aver incontrato il sindaco Floriano Panza, su sua sollecitazione, nei pressi della Rocca, e di non aver dato seguito ad alcune indicazioni.

Quanto alla tentata induzione indebita a dare o a promettere altre utilità ravvisata nelle presunte pressioni nei confronti dell'ex segretario generale Franco Nardone per “l'indizione di una procedura paraselettiva per l'affidamento temporaneo dell'incarico di dirigente dell'Area tecnica” a Giordano, aveva spiegato che le cose sarebbero andate in maniera totalmente diversa, e che la denuncia di Nardone-  è rappresentato dall'avvocato Italo Palumbo-  sarebbe  il frutto dell'astio nei suoi confronti, per avergli comunicato che lo avrebbe confermato come segretario ma non come direttore generale.