Indagato positivo, niente collegamento dal carcere: slitta l'interrogatorio

Blitz antidroga. Era in programma quello di Daniele Pizzone, detenuto in Abruzzo

indagato positivo niente collegamento dal carcere slitta l interrogatorio
Benevento.  

Gli inquirenti lo ritengono il motore di una “quotidiana e frenetica attività di spaccio”, il “protagonista assoluto attorno al quale ruotano tutti gli altri”. Addebiti dai quali avrebbe potuto difendersi durante l'interrogatorio di garanzia previsto nella tarda mattinata, che è però slittato a data da destinarsi, non prima della sua negativizzazione al Covid.

Il carcere abruzzese, nel quale è detenuto, non ha infatti potuto avviare la procedura per il videocollegamento con il gip Gelsomina Palmieri perchè Daniele Pizzone (avvocato Gerardo Giorgione), 28 anni, di Benevento, è risultato positivo.

Niente da fare, dunque, per una delle sette persone colpite da una misura giovedì scorso nell'inchiesta del sostituto procuratore Francesco Sansobrino e dei carabinieri della Compagnia di Benevento. Sei gli arresti domiciliari disposti: oltre che per Pizzone, già detenuto, per Davide Sivero, 30 anni, di Napoli, Grazia Lepore, 46 anni, di Benevento, Luca Senneca, 28 anni, di San Nicola Manfredi, Mario De Nisi, 28 anni, di Benevento, Salvatore Giangregorio, 35 anni, di Benevento, mentre l'obbligo di firma era stato applicato ad una 21enne – Luisa Francesca Campana-, anch'ella della città.

Tutti saranno interrogati mercoledì in Tribunale – con l'eccezione di Senneca e De Nisi, difesi dagli avvocati Nazzareno Fioreza e Federico Paolucci, gli altri sono assistiti dallo stesso avvocato Giorgione-, dove avranno l'occasione, se non si avvarranno della facoltà di restarsene in silenzio – di fornire la loro versione sui fatti contestati. Vanno dal dicembre del 2019 al luglio del 2020, sono relativi a più episodi di cessione di cocaina, crack, hashish e marijuana.

Sono stati ricostruiti grazie ad intercettazioni telefoniche ed ambientali (in alcune auto e non solo) che avrebbero permesso anche di definire il modus operandi. Un quadro rispetto al quale il Pm avrebbe voluto misure più restrittive e anche per altri cinque indagati, ma il Gip ha detto no dopo aver operato un distinguo tra le varie persone chiamate in causa, sottolineando la “capacità a delinquere non comune di Pizzone” e di altri. “Hanno dato dimostrazione – ha scritto nell'ordinanza- di una notevole pervicacia criminale, non vendo remore nel porre in essere le condotte contestate e dunque rendendo attuale e concreto il pericolo di reiterazione del reato”.