"Parlo con tuo padre morto, vendi tutto", lei ci crede. I figli: plagiata

Il Gip decide sulla richiesta di archiviazione della Procura, la parte offesa è una professionista

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Benevento.  

Lei continua ancora a difenderla, sostenendo che è un' amica e che le sta restituendo i soldi, ma i figli sono di diverso avviso: sono convinti che quella donna abbia in qualche modo plagiato la loro mamma, facendole addirittura credere di essere in contatto con suo padre, e che le abbia portato via una montagna di denaro. Ecco perchè, assistiti dall'avvocato Italo Palumbo, avevano presentato una denuncia per truffa, dando il là ad una inchiesta di cui il sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro ha chiesto l'archiviazione.

Una soluzione alla quale si sono opposte le parti offese, da qui la camera di consiglio di questa mattina dinanzi al gip Gelsomina Palmieri, che dovrà decidere se scrivere la parola fine, disporre un prosieguo dell'attività investigativa o l'imputazione coatta. Al centro della storia c'è una professionista di Benevento che opera nel campo medico, che aveva ricevuto dai genitori una eredità molto consistente. Complice la fine di un matrimonio, si sarebbe rivolta, sborsandoo una retta mensile, ad una struttura piemontese specializzata nell'aiuto a persone in difficoltà sul versante psicologico.

E' qui che sarebbe entrata in gioco l'indagata, che, dopo i primi contatti, avrebbe 'privatizzato' il rapporto con la stessa professionista, diventandone l'unica interlocutrice. Il rapporto sarebbe andato avanti per anni, scandito dai 'consigli' della persona sott'inchiesta, che l'avrebbe convinta, anche accreditandosi come una medium capace di 'colloquiare' con il padre deceduto da tempo, a spogliarsi di tutti i suoi beni, soprattutto per i problemi di risarcimento che sarebbero potuti arrivare all'esito di un processo che riguardava l'ex coniuge.

La professionista aveva accettato, il via ad una serie di versamenti per un importo stimato in 5-600mila euro che sarebbero confluiti in più anni sul conto corrente dell'altra, attraverso operazioni bancarie attestate da ricevute che lei aveva affidato ad una vicina, per evitare che i figli venissero a conoscenza di ciò che aveva fatto. Tuto inutile, perchè uno di loro, evidentemente insospettito, aveva anche registrato le telefonate intercorse con l'indagata e i messaggi scambiati, allegati alla denuncia.