Scuole, la parola deve necessariamente passare a Governo e Autorità Giudiziaria

Intervento dell'avvocato Gino De Pietro

scuole la parola deve necessariamente passare a governo e autorita giudiziaria
Benevento.  

Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell'avvocato Gino De Pietro

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"Se anche questa volta, nonostante assicurazioni contrarie del Governo nelle sue massime espressioni, la Campania, che è una delle pochissime regioni a restare in zona bianca, terrà le scuole chiuse senza adeguate e ferme reazioni istituzionali, si deve prendere atto che noi cittadini sventuratamente nati o comunque residenti in Campania siamo divenuti dei sudditi dello “sceriffo” De Luca e dei suoi feudatari locali e abbiamo per sempre perduto la qualità di cittadini di uno stato libero e democratico.

Credo che ognuno di noi abbia il diritto di attendersi dal ministro dell’istruzione, dal ministro dell’interno e dal presidente del consiglio che prendano decisamente, chiaramente e risolutamente posizione contro l’ennesima sceriffata del presidente della regione Campania sia in termini politici e amministrativi che in termini giudiziari.

Non è tollerabile che tornino regolarmente a scuola gli studenti di altre quindici regioni, con dati deteriori rispetto a quelli della Campania, che, nonostante i tanti uccelli del malaugurio, continua ad avere numeri da zona bianca, e i poveri studenti campani debbano ancora una volta essere la pecora nera e andare in dad.

Non ci si venga a dire, come pure si è fatto in passato, che la dad è equivalente all’insegnamento in presenza perché si tratta di una menzogna e di una presa in giro. Mi auguro che le forze politiche e gli uomini delle istituzioni che hanno a cuore la pubblica istruzione sollecitino il ministro ad effettuare delle accurate ispezioni sul funzionamento effettivo della dad, sia in termini di riduzione delle ore di effettivo insegnamento, sia in termini di malfunzionamento del collegamento e della piattaforma, sia in termini di percentuale di soggetti che non riescono affatto a partecipare per problemi di linea, di computer o di organizzazione familiare.

Il ministro avrebbe già dovuto farlo e, forse, la sua posizione rigida per il rientro in presenza è dovuta proprio al fatto che ne è già convinto. Farebbe bene a prendere posizione chiaramente contro le solite fughe in avanti del venerdì pomeriggio – che vergogna! – del solito manipolo di “amanti della cultura”, tenuto conto che si apre la strada a cause per danni anche nei confronti del ministero se viene dimostrato che il diritto allo studio sia stato di fatto conculcato e negato anche per responsabilità del suo dicastero.

Quanto ai cittadini, sono fiducioso che si stiano organizzando per tutelare il diritto allo studio dinanzi alle autorità giudiziarie competenti per tutti i profili di illegittimità ed illiceità configurabili. Il Codacons e i vari comitati genitori hanno già ripetutamente agito a tutela dei ragazzi cui viene impedito di andare a scuole come i loro omologhi di altre regioni ed hanno già visto, in precedenti occasioni, accolte le loro ragioni. Ci si deve solo augurare che la “furbaria” di varare i provvedimenti di venerdì sera alla vigila del rientro non faccia troppo tardare la decisione cautelare urgente, atteso che ogni giorno di scuola perso è un giorno di troppo. Anche tale furbaria sarà fatta oggetto, credo, di adeguata disamina nelle sedi opportune.

Nel frattempo, forza con le partite di calcio, avanti con le feste e la movida, non ci perdiamo i saldi, non rinunziamo alle serate di gala, a cui non mancano mai quelli che hanno paura del contagio solo a scuola, ma non nei centri commerciali, allo stadio, nelle strade intasate, davanti ai bar con le birre e i calici di “bollicine”, nei negozi presi d’assalto e per ogni dove, basta che non sia la scuola.

L’affermazione che il contagio si verifichi a scuola ha un sapore fortemente ideologico, non essendo confortata da alcuna evidenza scientifica. A scuola i ragazzi vanno con la mascherina, sono distanziati, sono sorvegliati dal personale docente vaccinato, non girano ammassati, senza mascherina e incontrollati per le città, i negozi e i centri commerciali. È molto più probabile che il contagio si verifichi negli altri luoghi, dove non si rispettano le regole anche per l’inerzia colpevole di chi dovrebbe farle rispettare, che non a scuola, dove le regole generalmente sono osservate.

Ma ciò che più conta è che la Campania rischia di divenire il paese dei Balocchi dell’Italia, un luogo prossimo ad Acchiappacitrulli, dove tra breve ai nostri poveri ragazzi rischiano di spuntare le orecchie d’asino, questa volta non per loro colpa, come accadde a Lucignolo, ma per infelice scelta dei loro amministratori".

Se anche questa volta il presidente della regione Campania, in “splendida” solitudine, dovesse riuscire impunemente a togliere agli studenti il diritto di andare a scuola come nelle altre regioni d’Italia, si potrà affermare con assoluta serenità che la Campania non fa parte più dello Stato Italiano, nato dalla resistenza e regolato dalla Costituzione repubblicana, ma è divenuto un feudo del presidente regionale e dei suoi valvassori e valvassini.

Credo sia giunto il momento che tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’educazione delle future generazioni e della vita civile prendano nelle loro mani il destino collettivo assumendo tutte le iniziative possibili per arginare questa vergognosa deriva".