Studenti intossicati dal monossido di carbonio al S. Marco, subito un rinvio

Il 3 marzo l'appello contro l'assoluzione della rappresentante della società che gestiva i locali

studenti intossicati dal monossido di carbonio al s marco subito un rinvio
Benevento.  

AGGIORNAMENTO 20 GENNAIO

Rinviato, per un problema di notifiche, il processo d'appello in programma questa mattina. Un anuova udienza è stata fissata per il 3 marzo.

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E' stato fissato per il prossimo 20 gennaio il processo d'appello contro la sentenza con la quale il 19 gennaio del 2021 il giudice Francesca Telaro ha assolto, perchè il fatto non sussiste, Gina Pompea Faraonio (avvocati Dario Vannetiello e Angelo Leone), legale rappresentante della 'Fa.Fa snc', la società che gestiva i locali del San Marco, accusata di lesioni colpose ed immissione di fumi dannosi.

Le imputazioni le erano state contestate nell'indagine sull'intossicazione da monossido di carbonio della quale erano rimasti vittime, il 20 gennaio del 2016, tanti studenti di scuole di Benevento e della provincia che nella sala dell'ex cinema San Marco di Benevento stavano prendendo parte ad un convegno del Festival filosofico del Sannio al quale era stato invitato, come relatore, Massimo Recalcati.

Un'assoluzione impugnata dalla Procura e dai legali delle parti civili (alcuni direttamente, altri attraverso una richiesta di appello) perchè, a differenza di quanto sostenuto dal giudice, “si ritengono provate le condotte contestate”. Esiste “il nesso di casualità, nessun dubbio che i malori accusati dagli studenti fossero riconducibili all'inalazione di monossido di carbonio, non potendo trovare altra spiegazione”. Nessun dubbio che “il monossido di carbonio, la sera del 20 gennaio 2016, era presente nella sala del cinema, dato confermato dai rilievi dei vigili del fuoco nell'immediatezza e successivamente, attraverso le prove di funzionamento dell'impianto”.

E ancora: "Non sussistono parimenti dubbi che la causa dell'esalazione del monossido di carbonio risieda nel mancato funzionamento dell'impianto di riscaldamento dipeso dalla condotta omissive e negligente dell'imputato che non ha adempiuto alle prescrizioni normative sulla manutenzione dell'impianto di aerazione, con riferimento alla canna fumaria, per la quale non vi è prova che sia stata effettuata la prescritta pulizia e manutenzione, e che risultava ostruita e malfunzionante così come evidenziato dal perito”. Infine, nessun dubbio che “il peggio per i poveri studenti fu scampato grazie alla presenza di spirito dei docenti che accortisi del numero rilevante dei malori accusati dagli studenti (giramenti di testa, svenimenti) prontamente li facevano uscire dalla sala interrompendo la manifestazione, è notorio infatti che i monossido di carbonio è una sostanza indolore e incolore e pertanto estremamente subdola e pericolosa che può essere addirittura letale”.

Secondo la difesa, invece, si era trattato di un evento non prevedibile o eliminabile da Faraonio, in possesso del certificato antincendio rilasciato nel febbraio 2012, con valenza quinquennale, per un impianto installato dal Comune in precedenza e sottoposto regolarmente a manutenzione.

Sessantasette le parti civili, rappresentate dagli avvocati Vincenzo Regardi, Roberto Pulcino, Alessandro Della Ratta, Pietro Farina, Tonino Biscardi, Nicola Covino, Pierluigi Pugliese, Mario Cecere, Massimiliano Cornacchione, Elena Cosina, Antonio Laudanna, Nunzia Meccariello, Francesco Iacuzio, Maurizio Giannattasio, Lucio Giuseppe Martino, Mariangela Crisci, Vittorio Fucci, Angelo Montella, Teresa Napolitano, Antonella Maffei, Paolo Abbate, Fiorita Luciano, Mario Izzo, Katia Iannotti, Antonio Suppa e Giuseppe Sauchella.