Due omicidi, quel termine terribile - ergastolo - riecheggiato due volte in aula

Delitti Nizza e Matarazzo, carcere a vita per 3 imputati. Il caso di don Nicola De Blasio

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Benevento.  

Quel termine – ergastolo -, terribile e drammatico come il sangue versato al quale ha inteso rendere giustizia, è riecheggiato due volte, nell'anno che si sta chiudendo, nell'aula intitolata a Falcone e Borsellino. A pronunciarlo è stata la Corte di Assise di Benevento per tre persone ritenute responsabili di due omicidi.

La prima decisione, già appellata, è del 26 marzo, quando la pena era stata inflitta a Nicola Fallarino (avvocati Vincenzo Sguera e Domenico Dello Iacono), 37 anni, di Benevento, accusato di essere uno degli autori del delitto di Cosimo Nizza, 48 anni, di Benevento, una vecchia conoscenza delle forze dell'ordine, ammazzato il 27 aprile del 2009 sotto la sua abitazione in via Bonazzi, al rione Libertà.

Costretto sulla sedia a a rotelle per le conseguenze di un incidente stradale, Nizza era in strada quella mattina e non aveva potuto fare nulla contro due killer che, volto coperto da un casco integrale, ed in sella ad uno scooterone, gli erano arrivati alle spalle ed avevano fatto fuoco tre volte con una pistola calibro 7.65, centrandolo al capo, alla nuca ed al di sopra dell'orecchio destro.

Nicola Fallarino era stato arrestato il 5 marzo del 2019, su richiesta del sostituto procuratore Flavia Felaco, in una indagine della Squadra mobile. Lui era già detenuto per droga dal luglio del 2018, dopo essere stato coinvolto in un'inchiesta della Dda costellata da una serie di intercettazioni, alcune delle quali avevano consentito alla Mobile di riannodare i fili di una storia fino a quel momento senza sbocchi.

Uno sforzo corroborato, poi, dalle parole di un collaboratore, che aveva precisato di aver incrociato nel 2017 Fallarino, mentre entrambi erano rinchiusi nel carcere di Viterbo, che gli avrebbe detto, per accreditarsi ai suoi occhi, di aver stroncato l'esistenza di Nizza (per i familiari, parti offese, l'avvocato Antonio Leone).

L'altra sentenza della Corte risale invece al 6 ottobre, quando il carcere a vita era stato stabilito per Giuseppe Massaro (avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri), 57 anni, di Sant'Agata dei Goti, e Generoso Nasta (avvocati Orlando Sgambati e Angelo Raucci), 32 anni, di San Felice a Cancello, imputati dell'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il 45enne pastore, di Frasso Telesino, che la sera del 19 luglio del 2018 era stato ucciso a colpi di pistola dinanzi alla sua casa alla contrada Selva. ER stato l'epilogo di primo grado di una indagine del sostituto procuratore Francesco Sansobrino e dei carabinieri su omicidio del quale non si conoscono ancora il mandante ed il killer.

Massaro era infatti accusato di aver fornito la 357 Magnum, detenuta legalmente – era stata ritrovata dopo un mese dai carabinieri nella cassaforte di casa-, che avrebbe fatto fuoco, e la Croma che avrebbe guidato Nasta fino all'abitazione della vittima – per i familiari, parti civili, gli avvocati Antonio Leone e Tullio Tartaglia-.

Un mese prima di essere ammazzato, Matarazzo aveva terminato di scontare una condanna a 11 anni e 6 mesi perché riconosciuto responsabile di abusi sessuali ai danni della 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero. Una vicenda terribile che gli inquirenti ritengono faccia da sfondo al suo delitto.

Accanto a quelle ricordate, nel bilancio del 2021 figurano tante altre sentenze di assoluzione e condanna, le indagini, gli arresti, le misure interdittive ed i sequestri scattati in materia di droga, usura, intestazione fittizia di beni, estorsione, bancarotta, concordati e fallimenti, truffa ai danni dello Stato.

Senza dimenticare l'inchiesta che il 3 novembre è sfociata nell'arresto – prima ai domiciliari, poi in carcere – di don Nicola De Blasio, ex direttore della Caritas e parroco della chiesa di San Modesto, accusato di una presunta detenzione e condivisione di materiale pedopornografico.

Il resto è cronaca delle ultime settimane, con le indagini sugli appalti della Provincia e su un appalto di Autostrade – con misure cautelari quasi tutte confermate nel primo caso, ed annullate nell'altro -, ed un ulteriore filone dell'inchiesta, dedicata ai rapporti tra Gesesa e Comune, sull'inquinamento dei fiumi.