Conosco da tempo la dottoressa Flavia Felaco, che considero, per quel che vale il mio giudizio, un sostituto procuratore attento e molto equilibrato. Un magistrato refrattario alla ribalta, mai a caccia dei riflettori – si contano su metà dita di una mano le sue presenze nelle conferenze stampa convocate in passato per illustrare le indagini da lei dirette- , che nei giorni scorsi è finita nel tritacarne mediatico nazionale – a livello locale, anche stavolta, hanno solo scopiazzato, non tradendo la missione quotidiana - per aver chiesto l'archiviazione di un procedimento relativo ad una storia di presunti maltrattamenti e abusi che una donna avrebbe subito dall'ex marito.
Una vicenda che non conosco, che sarà oggetto del contraddittorio dinanzi ad un Gip - sarà chiamato a pronunciarsi sulla legittima opposizione della parte offesa che ha pubblicamente espresso la sua contrarietà-, che dovrà decidere se scrivere la parola fine sull'inchiesta, disporre un ulteriore approfondimento o l'imputazione coatta. Roba che succede ogni giorno, più volte al giorno, in ogni Tribunale d'Italia. Si tratta di uno dei tantissimi casi che occupano l'ufficio inquirente sannita, che è però assurto al rango di “scandalo” per un passaggio delle motivazioni della scelta operata dal Pm.
E' quello in cui scrive che è “comune negli uomini dover vincere quel minimo di resistenza che ogni donna, nel corso di una relazione stabile e duratura, nella stanchezza delle incombenze quotidiane, tende a esercitare quando un marito (che nel caso di specie appare particolarmente amante della materia) tenta un approccio sessuale». Apriti cielo, è venuto giù il diluvio universale, gli indignati perennemente in servizio sono entrati in azione, i trombettieri televisivi hanno iniziato a trombettare, infischiandosene della necessità di tutelare i dati sensibili, soprattutto quelli legati ai minori. Insomma, il solito spettacolino.
Come sarebbe stato possibile evitarlo? Sarebbe stato sufficiente che il Pm, invece di adoperare, sbagliando, il termine “resistenza”, avesse fatto ricorso, con minore ingenuità lessicale, ad una circonlocuzione, magari un po' verbosa ed incomprensibile, per chiudere il cerchio sulla valutazione di un rapporto coniugale, e delle sue implicazioni, fatta, immagino, sulla scorta degli elementi a sua disposizione. Quelli che l'hanno indotta a proporre di archiviare, così come le sarà capitato chissà quante altre volte.
Perchè, a meno che non sia introdotta una norma che vieti l'autonomia di pensiero di un sostituto procuratore e lo obblighi, di fronte ad una denuncia, ad esercitare sempre e comunque l'azione penale, si tratta di un meccanismo che ha ingranaggi uguali. Richiesta di archiviazione, opposizione, camera di consiglio e palla ad un giudice. Resistenza o non resistenza.