Il Natale si avvicina velocemente, che facciamo? Ci abbandoniamo o no alla retorica più stantia del dobbiamo essere più buoni e generosi, più solidali con i meno fortunati? Sarebbe la strada più semplice da percorrere, ma le scene che la realtà quotidiana offre non sono esattamente quelle del presepe di Betlemme. Dinanzi al quale coloro che sono animati dalla fede sono pronti a chinare la testa in segno di rispetto per quel bimbo che, diventato uomo, sarebbe stato crocifisso dagli uomini. Gli stessi che gli avevano preferito Barabba perché, si sa, la ferocia della folla indistinta ed urlante non conosce la pietà ed ha costantemente bisogno di qualcuno che gli indichi un nemico.
Chissà se il paragone è azzardato, forse no. Almeno a valutare i comportamenti con i quali quotidianamente siamo costretti a fare i conti. Si nutrono molto spesso di intolleranza, di assenza di ogni forma di educazione e riconoscimento dell'altro . I 'furbetti' continuano a non mancare, chissenefrega se quel posto auto è riservato alla sosta delle persone con disabilità, a chi volete che importi il trattamento che ricevono i più anziani quando hanno a che fare con la burocrazia e non hanno chi può fornire loro un aiuto.
Per fortuna esistono gli esempi che arrivano dal mondo del volontariato e dell'associazionismo, altrimenti la situazione sarebbe ancora più drammatica. Come se aver avuto in dote la possibilità di campare più a lungo fosse una punizione da espiare. Perché il mondo che le circonda, quelle persone, non può fermarsi: deve correre e non può assecondare i tempi inevitabilmente più lenti che la loro condizione impone. Abbiamo fretta, vorremmo tutti bruciare le tappe: quando ne superiamo qualcuna, non riusciamo neanche a godere fino in fondo ciò che abbiamo conquistato.
E, mentre andiamo avanti così, perdiamo costantemente l'attenzione nei confronti degli altri, dei quali non vogliamo conoscere i problemi. Tutto bene, sì? E' l'espressione che ci sentiamo ripetere e che ripetiamo più spesso, perché, avendo ciascuno di noi difficoltà, abbiamo il timore che l'amico incrociato per caso ci racconti le sue nella speranza, magari, di essere almeno confortato, se non supportato.
Si perde il lavoro, mancano o scarseggiano i soldi per tirare avanti la propria famiglia? Vabbè, succede più o meno a tutti, ognuno si arrangi come può. Soprattutto adesso che le strade sono affollate di luminarie, che i negozi propongono in vendita tutto il possibile.
Ecco perché, anche se molte aziende chiudono, e la gente resta a casa, e le cronache registrano qualche suicidio – tralascio il dolore legato alle morti per Covid -, in questi giorni bisogna sforzarsi di sorridere. Facile a dirsi, poi si fa finta di meravigliarsi se anche le... “formiche nel loro piccolo si incazzano”. Che rabbia di fronte a tanta ipocrisia.