Due condanne per calunnia, una per tentata estorsione e, poi, un'assoluzione piena, altre parziali ed alcune prescrizioni. E' la sentenza del Tribunale al termine del processo a carico delle quattro persone coinvolte in un'indagine dei carabinieri su un immobile acquistato all'asta: l'ex caseificio Vassallo.
La condanna a 2 anni, per calunnia, è scattata per Francesco Rosario D'Onofrio (avvocato Giuseppe Saccone), 35 anni, di Sant'Agata dei Goti, e Francesco D'Onofrio (avvocato Vittorio Fucci), 71 anni, di Paolisi, mentre 1 anno e 8 mesi sono stati inflitti ad Alfonso Perrotta (avvocato Raffaele Zequila), 51 anni, di Nocera Inferiore, amministratore di diritto dell'ex caseificio, ritenuto responsabile di tentata estorsione. Per tutti pena sospesa ed il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle due parti civili, rappresentate dall'avvocato Goffredo Grasso, alle quali non è invece stata riconosciuta alcuna provvisionale.
Il capitolo delle assoluzioni si apre con quelle di Francesco Rosario D'Onofrio, Francesco D'Onofrio e Antonio D'Onofrio (avvocato Sergio Rando), 40 anni, di Paolisi, perchè il fatto non sussiste, dall'accusa di tentata estorsione.
Francesco Rosario D'Onofrio e Francesco D'Onofrio sono stati assolti, per non aver commesso il fatto e perchè il fatto non costituisce reato, rispettivamente, dagli addebiti di minaccia e danneggiamento.
Antonio D'Onofrio è stato assolto, perchè il fatto non sussiste, da due calunnie, mentre per Francesco Rosario D'Onofrio è stato dichiarato il non doversi procedere, per intervenuta prescrizione, per le imputazioni di minaccia, furto e mancata osservanza di una ordinanza.
Il pm Donatella Palumbo aveva chiesto 3 anni ed 8 mesi e 8mila euro di multa per Francesco Rosario D'Onofrio, 3 anni e 4 mesi e 6mila euro di multa per Francesco D'Onofrio, 3 anni e 2 mesi e 5mila euro di multa per Antonio D'Onofrio, 40 anni, di Paolisi, 1 anno e 8 mesi e 1000 euro di multa per Perrotta, e la prescrizione di deu capi di accusa..
Si tratta di una vicenda finita all'attenzione dell'opinione pubblica nel 2014, quando erano state adottate alcune misure -divieto di dimora e obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria-, poi revocate, a carico degli allora indagati. Epilogo di un'inchiesta centrata su una storia di cui sarebbero rimasti vittime, dal maggio del 2013, un imprenditore e la moglie, avvocato.
Secondo la ricostruzione che ne hanno fatto gli inquirenti, tutto ruota attorno all'opificio dell'ex Casearia Vassallo, che ha sede lungo la statale Appia, nelle adiacenze dell'hotel ristorante di cui è proprietario Francesco D'Onofrio.
I problemi sarebbero iniziati quando l'imprenditore aveva comprato all'asta, nel novembre 2012, l'immobile della società in liquidazione. L'attività investigativa avrebbe fatto emergere una serie di condotte che sarebbero state finalizzate, sostiene la Procura, a raggiungere due obiettivi: impedire ai proprietari il godimento del bene e successivamente, anche attraverso minacce, indurli a vendere, a condizioni vantaggiose, lo stabilimento.
Nel febbraio del 2017 l'udienza preliminare, al termine della quale il gup Gelsomina Palmieri aveva disposto il rinvio a giudizio degli imputati, oggi la conclusione del processo.