Mario lasciato morto in strada, Pierina condannata per occultamento di cadavere

La donna è stata invece assolta dall'accusa di abbandono di persona incapace

mario lasciato morto in strada pierina condannata per occultamento di cadavere
Benevento.  

Il pm Marilia Capitanio ne aveva chiesto la condanna a 4 anni, ma il gup Loredana Camerlengo l'ha condannata a 1 anno e 4 mesi per occultamento di cadavere e l'ha assolta, perchè il fatto non costituisce reato, dall'accusa di abbandono di incapace.

E' la sentenza al termine del rito abbreviato per Pierina Gogliucci (avvocato Gerardo Giorgione), 65 anni, originaria della provincia di Salerno, arrestata dalla Squadra mobile per l'abbandono di Mario Castellano, l'85enne di Grottaminarda, che accudiva da dodici anni, rinvenuto senza vita nella tarda serata del 15 febbraio del 2020 in un parcheggio in via Pacevecchia. Per lei anche 1 anno di libertà vigilata, alla quale è peraltro già sottoposta dopo tre mesi trascorsi in carcere.

Questa mattina, dopo l'escussione del dottore Teofilo Golia, che aveva definito persistente la pericolosità sociale di Pierina, anche se attenuata rispetto alla fase acuta della patologia di cui soffre, la discussione, nel corso della quale l'avvocato Roberto Pulcino aveva sottolineato come le parti offese - un fratello e due nipoti della vittima- avessero rinunciato a qualsiasi richiesta di risarcimento, mentre il difensore aveva sollecitato l'assoluzione dell'imputata e, in subordine, il minimo della pena.

Mario non era sposato, di lui si occupava Pierina, che, secondo gli inquirenti, non gli avrebbe però riservato l'assistenza che necessitava. Affetto da più patologie e costretto all'immobilità a letto, era molto denutrito. Il suo cuore aveva resistito fino a quando, stremato, si era fermato per sempre. Intorno alle 13 del 15 febbraio, aveva sostenuto Pierina, che aveva affermato di aver atteso almeno due ore, “perchè il suo spirito vagava per casa”, per avvolgerlo in una coperta, una trapuntina ed una tovaglia da tavola ed adagiarlo in una bacinella grande con la quale lo aveva caricato a bordo della sua Lupo, per trasportare Mario a Benevento. Esaudendo, a suo dire, il suo desiderio: essere portato al Rummo, dove era già stato ricoverato e curato, perchè lì lo avrebbero riconosciuto.

Una volta arrivata nel capoluogo sannita, aveva deciso di non guadagnare l'accesso all'ospedale – questa la sua versione – nel timore che le potesse essere addebitato qualcosa. Aveva proseguito per alcuni metri, fino a quella piazzola di sosta. Intorno alle 20 – un dato emerso dalle immagini di una telecamera - era scesa dall'auto, aveva tirato fuori la conca ed aveva provato inizialmente ad appoggiare Mario su una panchina. Non ce l'aveva fatta, allora lo aveva lasciato sull'asfalto ed era andata via. Non prima di essersi fatta il segno della croce e di aver 'benedetto' allo stesso modo quel corpo esanime che era rimasto lì, da solo. L'autopsia, effettuata dal medico legale Lamberto Pianese, aveva accertato una condizione di denutrizione sulla quale avevano influito l'età, alcune malattie e l'immobilità, ma anche una insufficiente assistenza. Non era stato rinvenuto alcun segno di violenza, di nessuna valenza una ecchimosi all'altezza dell'orbita sinistra. Il suo cuore aveva ceduto per sfinimento, non ce la faceva più a battere come avrebbe dovuto.