Tentata concussione, turbativa d'asta, rivelazione di notizie coperte da segreto, falso. Sono le ipotesi di reato contestate a Carmine Valentino, ex sindaco di Sant'Agata dei Goti, centro nel quale è consigliere comunale, segretario provinciale del Pd - una carica dalla quale si è dimesso, per lui la sospensione dal partito -, arrestato dalla Squadra mobile.
È finito ai domiciliari, solo per i primi tre addebiti, in una inchiesta relativa a fatti del 2017, quando era primo cittadino, centrata sull'affidamento in concessione delle attività di supporto alla gestione e alla riscossione ordinaria delle entrate tributarie, nonché l’accertamento e la riscossione coattiva di Tarsu, Tares, Tari, Ici, Imu e Tasi comunali ed altre entrate patrimoniali del Comune
Questa mattina l'esecuzione della ordinanza che, chiesta il 20 novembre del 2020 dal sostituto procuratore Francesco Sansobrino, è stata firmata dal gip Gelsomina Palmieri. Valentino è difeso dall'avvocato Marcello D'Auria.
L'inchiesta della terza sezione della Mobile, supportata da intercettazioni telefoniche ed ambientali, dall'acquisizione di documenti dall'escussione di alcune persone, era stata avviata dopo le dichiarazioni rese in Procura, nel maggio del 2018, dalla segretaria comunale di Sant'Agata dei Goti.
Di seguito la nota diffusa dalla Procura
In data odierna - scrive il Procuratore Aldo Policastro -, a seguito di complessa attività di indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Benevento, personale della Questura di Benevento- sez. Squadra Mobile ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Benevento su richiesta della locale Procura, nei confronti di un ex sindaco di un comune sito in Provincia di Benevento (attualmente consigliere comunale nello stesso ente locale) perché gravemente indiziato dei delitti di tentativo di concussione, turbata libertà degli incanti e rivelazione e utilizzazione di segreto di ufficio.
L’attività investigativa finora svolta dalla Polizia di Stato-Squadra Mobile di Benevento, coordinata da magistrati della Procura e consistita nell’escussione di persone informate sui fatti, acquisizione di documentazione e attività tecniche, ha consentito allo stato di acquisire gravi indizi nei confronti dell’indagato in ordine alla circostanza che, mentre ricopriva la carica di sindaco, nell’ambito di una procedura pubblica indetta dal medesimo ente e finalizzata ad affidare in concessione le attività di supporto alla gestione e riscossione ordinaria delle entrate tributarie nonché l’accertamento e la riscossione coattiva di imposte comunali ed altre entrate patrimoniali, tentava di costringere uno dei membri della commissione giudicatrice di tale procedura (che rivestiva altresì l'incarico di segretario comunale pro tempore del comune) ad assegnare un punteggio maggiore -e comunque tale da garantire il punteggio complessivo più alto- all’offerta tecnica di una delle società partecipanti, società a cui il sindaco era indirettamente collegato mediante altra impresa svolgente la medesima attività di riscossione di tributi locali e riconducibile ad un soggetto legato da vincoli di affinità con l’indagato. In particolare l’indagato, qualche giorno prima della prima seduta della commissione giudicatrice, avvicinava il predetto commissario e consegnava tre fogli su cui erano indicate le caratteristiche dell’impresa che avrebbe dovuto aggiudicarsi la procedura, intimando in maniera diretta e perentoria di assegnare alla suddetta società partecipante il punteggio più alto per l’offerta tecnica, segnalando che l’offerta economica era stata la meno vantaggiosa: tutto ciò a fronte della prospettazione implicita di un male ingiusto consistente nella possibile revoca ex art. 100 TUEL dall’incarico di segretario comunale e comunque della revoca dei ruoli in quel momento ricoperti nell’organizzazione amministrativa, con conseguente perdita delle relative indennità economiche spettanti; l’evento tuttavia non si realizzava per il rifiuto opposto dalla persona offesa, la quale, per non accedere alla proposta illecita, era costretta a presentare le proprie dimissioni come membro della commissione giudicatrice e a provocare l’annullamento della procedura, adducendo formalmente vizi procedurali.
Dalla denuncia scaturivano attività di intercettazione telefonica e di acquisizione documentale che a parere dell’accusa e del gip, in questa fase, fornivano riscontro alle dichiarazioni rese, in quanto le conversazioni captate confermavano -in termini di credibilità e attendibilità- la versione dei fatti riferita, mentre dall’analisi degli atti di gara risultava, così come segnalato dall’indagato, che l’impresa da favorire aveva effettivamente presentato, prima che accadessero i fatti delittuosi in contestazione, l’offerta economica meno vantaggiosa delle altre società partecipanti alla gara d’appalto. Circostanza che il sindaco non avrebbe dovuto conoscere. Inoltre, nel corso delle indagini, mentre si stava per procedere alla indizione e allo svolgimento della nuova gara, al segretario comunale veniva revocata -con motivazioni ritenute solo apparentemente lecite- la posizione organizzativa di responsabile dell’area amministrativa ricoperta fino a quel momento.
Il GIP presso il Tribunale di Benevento, nel condividere parte delle contestazioni provvisorie, ha ritenuto che le esigenze cautelari di reiterazione dei reati sopra indicati fossero ancora attuali, atteso che l’indagato -successivamente ai fatti commessi tra il 2017 e il 2018, e nonostante l’impossibilità di ricandidarsi quale primo cittadino- ha concretamente diretto anche nel 2019 e 2020 l’organizzazione amministrativa dell’ente, tentando di orientare le scelte più importanti e di gestire possibili e futuri appalti pubblici di ingente importo.