L'escussione dei tre consulenti – Cantone, Ranauro e Vella – che hanno trascritto le intercettazioni, poi il rinvio al 5 ottobre per l'esame di un investigatore della fiamme gialle oggi assente. Tutta qui l'udienza del processo nato dall'inchiesta del sostituto procuratore Francesco Sansobrino e della guardia di finanza sui concorsi per le forze dell'ordine.
Riguarda cinque persone per le quali nello scorso dicembre era stato disposto il giudizio immediato, e che sono ancora sottoposte ad una misura cautelare: il viceprefetto Claudio Balletta (avvocato Bruno Naso), 66 anni, di Roma, dirigente presso il Dipartimento dei vigili del fuoco, Antonio De Matteo (avvocato Antonio Leone), 69 anni, di Benevento, funzionario in pensione dei pompieri, Giuseppe Sparaneo (avvocato Gerardo Giorgione), 52 anni, anch'egli funzionario, in servizio, dei vigili del fuoco di Benevento, Antonio Laverde (avvocato Mauro Iodice), 45 anni, originario di Benevento ma residente a Fonte Nuova, in provincia di Roma, maresciallo della Finanza in servizio al Comando generale, e Vito Russo (avvocati Vincenzo Sguera e Francesca Golia)), 40 anni, di Benevento, carabiniere in forza a Roma.
Associazione per delinquere (contestata a Balletta, De Matteo e Sparaneo) e corruzione le accuse, attenzione puntata su un presunto giro di denaro per le selezioni di accesso – anche quelle ancora non pubblicate – a vigili del fuoco, finanza, polizia e carabinieri. Rito ordinario invece per altre tre persone, anche loro colpite all'epoca - il 12 giugno del 2020- da una misura. Vastissima la platea dei beneficiari – candidati e loro familiari -, per i quali si procede separatamente.
L'indagine, supportata da intercettazioni ambientali e telefoniche, operate anche con l'uso del trojan installato nello smartphone di De Matteo, è in corso dinanzi al Tribunale di Benevento, che ad aprile aveva respinto l'eccezione di incompetenza territoriale sollevata dalle difese, che puntava al suo trasferimento a Roma. Nel mirino degli inquirenti, come è noto, un giro di pen drive con i quiz per i concorsi che sarebbero state consegnate ad oltre 100 candidati o loro familiari dal settembre 2019 al marzo 2020 in cambio, da ciascuna di loro, di 2mila euro.
Si tratta di un'inchiesta dalla quale è gemmato un ulteriore troncone sfociato qualche settimana fa in un decreto di sequestro probatorio di telefonini e computer a carico di sei indagati residenti tra Lazio, Campania, Emilia Romagna, Svizzera e Lombardia, chiamati in in causa, a vario titolo, per le ipotesi di associazione per delinquere, riciclaggio e attività finanziaria abusiva, ravvisate in somme di denaro che sarebbero stati trasferite all'estero.
Attenzione puntata, anche se il suo nome non figurava tra i destinatari del provvedimento, su Balletta, sull'ipotesi di almeno 900mila euro che sarebbero stati depositati su conti correnti esteri oppure reimpiegati in operazioni finanziarie di carattere internazionale.
Il tutto sarebbe avvenuto grazie ad alcuni intermediari che avrebbero operato per il deposito, l'attività di compravendita – anche per il tramite di una Fondazione – e la liquidazioni di dieci titoli di credito cosiddetti super petchili cinesi.