Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell'avvocato Gino De Pietro
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"E’ tornato a esprimersi in maniera netta il Presidente della Repubblica, quel mite professore Mattarella che, quando vuole, non le manda a dire, affermando chiaramente che vaccinarsi è un dovere morale e civile.
Nell’esercizio del suo ruolo di Capo dello Stato, ancora una volta, ha dato un’indicazione importante al Governo e alle forze politiche e sociali: vaccinarsi è essenziale se si vuole uscire dalla pandemia e far riprendere l’economia.
La forza di convincimento della sua parola non poggia solo sull’autorevolezza della fonte, la massima carica dello Stato, ma sulla sua qualità di insigne giurista.
Nell’ultimo intervento ha, infatti, tracciato una chiara distinzione tra licenza e libertà, spiegando – e può ben farlo, vista la vasta dottrina che può vantare – che la licenza di diffondere a terzi la malattia esponendoli a gravi conseguenze inclusa la morte non può essere qualificata come libertà, che è tale solo se è limitata e non lesiva dei diritti degli altri appartenenti alla società.
In tal modo ha tagliato l’erba sotto i piedi non solo alla rumorosa opposizione di Fratelli d’Italia, senza parlare di Casa Pound e Forza Nuova, fondata su questa pretesa libertà, che altro non è che licenza, ma ha anche delegittimato le posizioni di quelle forze di maggioranza, tra cui spicca la Lega, che, sotto l’egida della libertà, si oppongono ad ogni iniziativa che vada nel senso di rendere efficace la campagna vaccinale.
Dopo l’intervento del Presidente del Consiglio e l’ammonimento del Presidente della Repubblica, la posizione di Salvini sull’estensione del Green Pass si è notevolmente modificata. Hanno avuto un peso anche i flop delle annunziate proteste dei no vax, che sembrano più un’illusione mediatica che una vera realtà fatta di persone in carne ed ossa? Chi può escluderlo. Di fatto, oggi, la tesi di alcuni maitres à penser della di una certa destra italiana è che bisogna convincere le persone a vaccinarsi, non obbligarle, per rispettare la libertà di ognuno, come se la libertà di ognuno fosse indipendente da quella degli altri.
Per verificare quanto sia erronea questa visione basta prendere in considerazione quanto disposto dal Ministro della Pubblica Istruzione in ordine alla possibilità di eliminare l’obbligo delle mascherine nelle classi in cui tutti siano vaccinati. Il ritorno alla normalità – eliminazione dell’uso delle mascherine – è impedito dal fatto che qualcuno – anche uno solo – abbia deciso di non vaccinarsi. Come può vedersi, in tal caso, quell’uno prevale su tutti gli altri, contro ogni logica e ogni giustizia.
Perdipiù, sono mesi che scienziati, uomini politici, il Presidente della Repubblica, il Governo, il Papa, sportivi di primo piano, giornalisti, medici e persone di qualche prestigio cercano di convincere le persone a vaccinarsi ma, a questo punto, i dati della campagna, con la notevole flessione delle vaccinazioni pro-die, calate di oltre la metà, e il consolidarsi dello zoccolo duro di alcuni milioni di ultracinquantenni, peraltro a rischio, che si sarebbero potuti vaccinare da tempo e non l’hanno fatto, fa comprendere che la strada della persuasione non approderà al risultato sperato per cui si rende necessario agire attraverso una norma primaria, da emanare in urgenza, che obblighi anche coloro che non si sono fatti persuadere da infinite evidenze, a vaccinarsi onde salvaguardare la salute pubblica e la ripresa della vita normale.
Gli imprenditori e gli autonomi devono poter svolgere serenamente le loro attività, i lavoratori dipendenti debbono poter lavorare in sicurezza senza temere contagi dal collega o dall’avventore non vaccinato, gli studenti debbono poter andare in classe tranquilli, ragionevolmente certi di poterci restare tutto l’anno, senza improvvide interruzioni dovute al contagio di un non vaccinato che costringa l’intera classe alla quarantena, la società nel suo complesso deve poter riprendere il suo ritmo fatto di sport, cinema, teatro, musei, concerti e ogni altra attività che fa la differenza tra la sopravvivenza e la vita.
Questo, a parole, è quanto vogliono tutti, ma l’arte della politica consiste nel trovare i mezzi adeguati per raggiungere i fini ritenuti meritevoli di essere perseguiti.
E’ qui che peccano, a mio sommesso modo di vedere, taluni esponenti della politica e dell’intellighenzia, opponendosi a quelle misure che rendano effettivamente conseguibili tali risultati. Volere il fine senza volere il mezzo per conseguirlo è un atteggiamento non solo logicamente “schizofrenico”, ma anche socialmente pericoloso in quanto rischia di illudere quella parte di popolazione che ritiene di poter ottenere tutto senza nulla dare, che è, appunto, un atteggiamento mentale fortemente antisociale.
La speranza è che prevalgano la serenità e la ragionevolezza del Presidente della Repubblica e del Presidente del Consiglio che costituiscono, da mesi, una diade indispensabile a condurre il paese fuori dalla situazione creatasi a causa del Covid.
E poiché questa diade esprime davvero una leadership positiva, mi spingo ad auspicare che, alle prossime presidenziali, si confermi Sergio Mattarella alla massima carica dello Stato fosse anche solo per ultimare questa fuoriuscita dall’emergenza, senza creare fibrillazioni al Governo in carica, guidato con mano sicura dal prof. Draghi.
Una crisi di governo a primavera, in queste condizioni, non ce la possiamo proprio permettere".