Separati, lei dà in beneficenza i vestiti dell'ex marito

Una 40enne di Benevento accusata di appropriazione indebita dopo la querela dell'uomo

separati lei da in beneficenza i vestiti dell ex marito
Benevento.  

Una storia come tantissime, una di quelle che raccontano una separazione, un legame finito. Spesso volano gli stracci tra chi un tempo si era giurato amore eterno e, all'improvviso, non riconosce più l'altro o l'altra. Vicende inevitabilmente dolorose che si sedimentano tra rancori e vendette che di frequente hanno implicazioni giudiziarie, come quella su cui avrebbe dovuto decidere questa mattina il gup Maria Di Carlo.

L'udienza preliminare, slittata a novembre per un problema di notifiche, riguarda una ultra quarantenne di Benevento di cui la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio dopo l'imputazione coatta stabilita dal gip Loredana Camerlengo, che non aveva accolto la proposta di archiviazione avanzata.

Difesa dall'avvocato Luciano Meletopoulos, si sarebbe appropriata indebitamente di cose che appartenevano all'ex marito. L'addebito le è stato contestato in una indagine avviata dopo la denuncia dell'uomo, suo coetaneo: un professionista, anch'egli della città, assistito dagli avvocati Marcello D'Auria e Marialuisa Cavuoto.

La ricostruzione dei fatti inizia nel 2017, con l'accordo di separazione che sancisce il naufragio del rapporto. Le strade si dividono per dieci mesi, fino ad ottobre, quando lui deposita una querela nei confronti della donna che aveva sposato.

L'accusa di essersi appropriata di suoi effetti personali: un nutrito elenco nel quale sono inclusi una Apple tv, due computer ed un hard disk portatili, testi universitari, addirittura la pergamena della laurea. E ancora: documenti, due vestiti da cerimonia, un abito completo, tuta, guanti, sottotuta, casco, maschera e scarpe da sci, borsa da lavoro, più paia di scarpe, maglie da calcio ed alcune apparecchiature informatiche.

Un quadro rispetto al quale lei declina ogni responsabilità, sostenendo di aver più volte invitato l'ex marito, che aveva le chiavi dell'appartamento nel quale vivevano, a ritirare la sua roba. Gli avrebbe inviato anche una mail, sollecitandolo in tal senso, senza però ricevere risposta per un mese e mezzo.

Ecco perchè, di fronte al suo silenzio, avrebbe donato in beneficenza i capi di abbigliamento, che lui non avrebbe perciò più trovato. Da qui la scelta di ricorrere alla magistratura: del resto, si sa, il veleno è sempre nascosto nella coda. Ancora di più quando è quella di una storia andata in mille pezzi.