Sono stati chiamati in causa da una inchiesta che prospetta, a vario titolo, ipotesi di reato previste dalla legge fallimentare: tra le altre, bancarotta fraudolenta, bancarotta concordataria e falso in attestazioni e relazioni. Sono state contestate a sei professionisti per i quali il gip Vincenzo Landolfi ha disposto l'interdizione per dodici mesi dall'esercizio della professione.
Si tratta, in particolare, di cinque commercialisti: Mario Porcaro, Andrea Porcaro, Laura Paglia, che fanno parte del notissimo studio beneventano del primo, Vincenzo Catalano e Luca Pulcino, quest'ultimo ex commercialista, e dell'avvocato Fabrizia De Nigris, indicata come collaboratrice dello stesso studio Porcaro. Il Gip ha invece detto no alla richiesta di una misura avanzata nei confronti di un'altra dozzina di professionisti e non, anche loro tirati in ballo da una indagine del sostituto procuratore Assunta Tillo e della guardia di finanza che coinvolge, complessivamente, oltre trenta persone.
In una nota, il Procuratore Aldo Policastro scrive che “le indagini, avviate in seguito ad una segnalazione ex art. 7 L.F. del Tribunale di Benevento effettuata dopo aver dichiarato inammissibile il ricorso alla procedura di concordato preventivo presentato da una società”, si sarebbero concentrate “sui possibili abusi delle procedure concordatarie e di ristrutturazione di debiti a cui sono ricorsi alcuniimprenditori del territorio che, unitamente ai professionisti indagati, disponendo unilateralmente dei tempi del procedimento, paralizzavano le possibili iniziative recuperatorie, così frodando i creditori ed utilizzando strumenti processuali per perseguire finalità eccedenti o deviate rispetto a quelle per le quali l'ordinamento li ha predisposti”.
Nel mirino delle fiamme gialle, in particolare, “una richiesta di ammissione al concordato preventivo presentata da una società, operante nel settore del commercio di materiale ferroso, appositamente costituita a Benevento presso lo studio commerciale”. Secondo gli inquirenti, l'attività investigativa avrebbe fatto emergere “la carenza informativa che aveva caratterizzato l’iter prodromico alla procedura concordataria, la mancanza di informazioni esaustive nelle relazioni dei professionisti, il ricorso ad un’operazione straordinaria di fusione tra due società ormai vuote e la successiva incorporazione in una terza società mai attiva, il trasferimento della sede legale della società neo costituita (Newco) a Benevento, ove poi è fallita”.
In particolare, sostiene la Procura, “si aveva modo di ritenere che il professionista attestatore aveva omesso di riferire dell’esistenza di un decreto di sequestro preventivo per equivalente, emesso nell’ambito di un’indagine in materia di frode Iva avente carattere transnazionale”, eseguito dalla Compagnia della guardia di finanza di Legnago, “di tutti i beni nella disponibilità dell’imprenditore nonché di due società a lui riconducibili sino alla concorrenza dell’importo di oltre 21milioni di euro; che nella relazione di stima ex art. 160 co. 2 L.F., il professionista incaricato non avesse fatto minimamente cenno a tale chiara ed inequivoca emergenza; che gli advisors che avevano assistito la società ricorrente nella procedura concordataria avessero tenuto eventuali condotte agevolative, nella qualità di extranei nei reati fallimentari ipotizzabili”.
Da qui l'attenzione puntata “su due gruppi imprenditoriali del territorio sannita di rilievo nazionale in crisi, che avevano adottato iter analoghi. Le indagini, svolte attraverso acquisizioni documentali (riferite a procedute concordatarie e fallimentari, scritture contabili delle società interessate e documentazione bancaria), nonché numerose intercettazioni telefoniche ed escussioni di persone informate sui fatti, hanno consentito, in sintesi, di acquisire gravi indizi in ordine a plurime ed articolate condotte fraudolente contestate ai professionisti indagati, consistite soprattutto nel rappresentare ripetutamente all’esterno una situazione economico - finanziaria del gruppi imprenditoriali investigati difforme da quella reale, nonché nel depauperare il patrimonio di singole società del gruppo, in pregiudizio per i creditori, attraverso operazioni prive di giustificazione economica (affitto di ramo d’azienda; rinuncia irrevocabile a crediti; acquisto di partecipazioni ad un prezzo elevato e rivendita delle stesse dopo pochi mesi a prezzo irrisorio) con abuso dei citati strumenti concordatari e di ristrutturazione adottati delle società in crisi con finalità esclusivamente dilatoria, in modo da paralizzare le iniziative recuperatorie dei creditori ed, al contempo, depauperare l’impresa in crisi”.
Gli indagati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Giuseppe Iannaccone, Angelo Leone, Vincenzo Regardi, Roberto Pulcino, Fabio Russo, Italo Palumbo, Luigi Signoriello, Fiorita Luciano.