Tentate estorsioni Valle Caudina, la Dda chiede nove condanne

Rito abbreviato, il pm Landolfi ha invece proposto l'assoluzione di Vitagliano

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Benevento.  

Nove condanne ed un'assoluzione sono state chieste dal pm Luigi Landolfi per dieci delle dodici persone che hanno scelto il rito abbreviato dopo essere state coinvolte nell'inchiesta della Dda e dei carabinieri della Compagnia di Montesarchio su alcune tentate estorsioni, con l'aggravante di aver agevolato il clan Pagnozzi,  ai danni di sei attività commerciali a Moiano, Paolisi, Airola e Montesarchio. In particolare, due macellerie, un'impresa edile, un'avicola, un'agenzia di pompe funebri ed una ditta di impiantistica.

Queste, in particolare, le pene proposte: 18 anni a Pietrantonio Morzillo (avvocati Ettore Marcarelli e Carla Maruzzella), 44 anni, di Moiano; 12 anni a Francesco Buono (avvocati Mario Cecere e Mauro Iodice), 28 anni, di Airola, Luca Truocchio (avvocati Marco Bernardo e Nunzio Gagliotti), 20 anni, di Sant'Agata de' Goti; 10 anni ad Antonio Buonanno (avvocati Danilo Di Cecco e Giacomo Buonanno), 27 anni, di Moiano, Alessandro Massaro, 26 anni, Biagio Massaro, 27 anni e Pasquale Massaro, 22 anni, di Airola – per tutti l'avvocato Renato Iappelli-; 8 anni a Umberto Zampella (avvocato Nello Sgambato), 37 anni, di San Marco Evangelista; 7 anni a Giovanni Testa (avvocato Vittorio Fucci), 49 anni, di Montesarchio.

Chiesta invece l'assoluzione per Umberto Vitagliano (avvocato Valeria Verrusio), 56 anni, di San Martino Valle Caudina.

Rito ordinario, infine, per Marcus Acatrinei, 31 anni, di Airola, e Rinaldo Clemente, 38 anni, di San Martino Valle Caudina, assistiti dall'avvocato Giuseppina Martini.

Il 12 aprile l'avvio delle arringhe dei difensori, che proseguiranno in una ulteriore udienza; a seguire, la sentenza del gup del Tribunale di Napoli Federica De Bellis su un'attività investigativa che nel luglio delo scorso anno era stata scandita dall'esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare.

Nel mirino degli inquirenti una serie di attentati compiuti tra settembre 2018 e febbraio 2019: colpi di pistola esplosi contro finestre, porte e serrande di abitazioni ed uffici dei titolari delle ditte, fiamme appiccate ai mezzi e, in un caso, all'altezza della camera da letto di una casa, e la deflagrazione di una bomba dinanzi ad un locale. Questo il quadro che sarebbe emerso da un'inchiesta supportata da intercettazioni telefoniche, dai servizi tradizionali di appostamento e pedinamento, da perquisizioni e sequestri.

“Sono sette mesi che i compagni stanno aspettando e voi sapete dove andare... ci dovete dare 100mila euro...”, avrebbero detto ad una delle vittime. Mentre con un'altra avrebbero rincarato la dose: “Se non fate quanto vi sto dicendo li conosco si potrebbero ritorcere contro di voi e vi alzate una mattina e trovate qualche colpo di arma da fuoco o vi incendiano come segnale”.