E' in programma domani, ma slitterà ad una ulteriore udienza prima di quella del 28 aprile, già fissata, l'avvio delle arringhe dei difensori dei due imputati dell'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il 45enne pastore di Frasso Telesino ammazzato a colpi di pistola la sera del 19 luglio del 2018 dinanzi alla sua abitazione alla contrada Selva. Si tratta di Giuseppe Massaro (avvocati Angelo Leone e Mario Palmieri), 57 anni, di Sant'Agata dei Goti, e Generoso Nasta (avvocati Orlando Sgambati e Angelo Raucci), 32 anni, di San Felice a Cancello: il primo è accusato di aver fornito la pistola 357 magnum usata per il delitto e la Croma che avrebbe guidato Nasta.
Per entrambi il pm Francesco Sansobrino ha chiesto l'ergastolo, ritenendo provata la loro colpevolezza. Un mese fa la sua requisitoria, centrata sulle circostanze emerse dalle indagini dei carabinieri e confermate, a suo dire, dal dibattimento: i dati forniti dal Gps installato sulla macchina, il contenuto delle intercettazioni, anche con il trojan – queste ultime sono state dichiarate inutilizzabili dalla Corte di Assise, su richiesta dei difensori di Massaro, perché non vi è prova che siano state operate al di fuori dell'abitazione del santagatese, o delle pertinenze della stessa-, la consulenza balistica che ha definito l'arma detenuta legalmente dal 57enne come quella adoperata per uccidere, il deposito in banca effettuato a più riprese dalla figlia di Massaro, tra il 25 luglio e il 24 settembre, di 10mila euro: la donna ha sostenuto che si trattava di risparmi e regali che aveva deciso di non custodire più tra le pareti domestiche dopo un raid dei ladri a giugno; secondo il Pm, invece, sarebbe il corrispettivo per l'omicidio.
E ancora: il riconoscimento di Nasta da parte di una donna che quella sera aveva notato una Croma – nelle settimane successive aveva poi fatto riferimento ad una Bmw- che, dopo aver percorso un tratto in discesa, aveva rischiato di finire contro il cancello della sua casa. A bordo due persone, l'autista aveva fatto un paio di manovre e si era rimesso in carreggiata, poi aveva alzato un braccio per ringraziarla. Oltre a precisare che della targa, parzialmente coperta da scotch per imballaggio, lei era riuscita a leggere la base ed un numero – un 3 o un 8- ed aveva descritto i due occupanti. Aveva individuato Nasta, tra le foto che le sarebbero poi state mostrate, come colui che era al volante, ma non il passeggero, di cui aveva fornito una descrizione: giovane, sui 21-22 anni, carnagione olivastra.
Nessun dubbio sulla responsabilità anche negli interventi degli avvocati Antonio Leone e Tullio Tartaglia, per i genitori e la sorella della vittima, parti civili, che hanno chiesto una provvisionale di 100mila euro per ciascuna delle tre parti civili.
Come più volte ricordato, un mese prima di essere ucciso, Matarazzo aveva terminato di scontare una condanna a 11 anni e 6 mesi perchè riconosciuto responsabile di abusi sessuali ai danni della 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero. Una vicenda terribile sullo sfondo, dunque, di un omicidio che avrebbe come movente la vendetta, rispetto al quale mancano ancora il mandante ed il killer.