Quattro indagati, due dei quali arrestati. Secondo le prime indiscrezione sarebbero questi i numeri di un'operazione condotta questa mattina dalla Squadra Mobile, che ha eseguito un'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Gelsomina Palmieri.
Il provvedimento è stato adottato in un'inchiesta, avviata dal Commissariato di Telese Terme e poi trasferita alla Mobile, relativa all'incendio di un'auto a Telese e all'esplosione in un capannone a Faicchio.
AGGIORNAMENTO
E' una storia che affonda le radici nel gennaio del 2019. Quando, nel giro di pochi giorni – tra il 18 ed il 26-, prima era stata data alle fiamme, a Telese Terme, l'auto di un collaboratore, poi l'esplosione di una bomba aveva sventrato il capannone di una ditta che a Massa di Faicchio vende pneumatici e funge anche da officina meccanica.
Una storia iniziata nel giugno del 2018, di cui il sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro e la Squadra mobile ritengono di essere venute a capo, con una ricostruzione accolta dal gip Gelsomina Palmieri, che ha ordinato l'arresto di due delle quattro persone chiamate in causa dall'inchiesta. Si tratta di Luca Foschini (avvocato Angelo Leone), 61 anni, di Telese Terme, e di Vincenzo Catania (avvocato Antonio Cesarano), un 48enne di Scafati, in provincia di Salerno, entrambi finiti ai domiciliari.
Atti di illecita concorrenza con minaccia e violenza, tentata estorsione e incendio (in concorso con altri due indagati a piede), queste le ipotesi di reato contestate in una inchiesta avviata dopo le denunce delle parti offese – sono rappresentate dall'avvocato Alessandro Della Ratta – e corroborata dalle intercettazioni, dall'esame dei tabulati telefonici e delle immagini dei sistemi di videosorveglianza.
Un'attività che avrebbe consentito di raccogliere una serie di indizi a carico dei due indagati, anche alla luce dei precedenti rapporti lavorativi di Foschini con le vittime. Sarebbe stato questo – la concorrenza nello stesso settore commerciale nel quale opera Foschini- il movente degli “atti intimidatori e violenti volti ad impedire il libero esercizio dell’attività concorrente, anche mediante minacce telefoniche rivolte nei confronti del dipendente” dell'impresa”, che sarebbe stato invitato a non sviare la clientela dalla loro attività altrimenti “gli avrebbero spezzato le gambe”. Più in particolare: "Fai attenzione che ti spezzo le gambe, ma non te le spezzo io... te le mando a spezzare", gli avrebbe detto Foschini.
Ora l'epilogo dell'indagine - respinta la richiesta di una misura per C.V, 41 anni, di Sant'Antonio Abate, e M.R. L. S, una 42enne di Scafati -, scandita anche da una richiesta di incidente probatorio che il Pm aveva avanzato nell'estate del 2019, ma che il gip Loredana Camerlengo non aveva accolto.