Morta per botte durante un raid in casa, condanne confermate

La Cassazione per le quattro persone accusate dell'omicidio di una 72enne di S. Giorgio del Sannio

morta per botte durante un raid in casa condanne confermate
San Giorgio del Sannio.  

Confermate dalla Cassazione, che ha respinto il ricorso delle difese, la sentenza a carico delle quattro persone condannate per la rapina e l'omicidio volontario di Maria Coppola, la 72enne di San Giorgio del Sannio che era morta all’ospedale Rummo il 18 febbraio del 2014, dieci giorni dopo essere stata aggredita e picchiata nella sua abitazione in via Bocchini. Un raid che nei piani avrebbe dovuto fruttare un paio di chili di oro e 30mila euro in contanti, non un anello e due orecchini.

Ribadite, dunque, le pene stabilite il 6 dicembre del 2016 dalla Corte di appello, che aveva riconosciuto il concorso anomalo e le aveva ridotte. Queste, in particolare, le pene fissate: 17 anni e 4 mesi per Constantin Pandelea (avvocato Michele Senese), 27 anni, rumeno, residente a San Giorgio del Sannio, indicato come colui che avrebbe colpito la pensionata; 14 anni per Giuseppe Mottola (avvocati Antonio Leone e Pierluigi Pugliese), 30 anni, di San Giorgio del Sannio, considerato l'ideatore del colpo Mottola; 13 anni per Alfredo De Capua (avvocato Vincenzo Regardi), 36 anni, di San Giorgio del Sannio, che avrebbe fornito le informazioni sul 'bersaglio' del raid; 12 anni per Luigi De Vizio (avvocato Vincenzo Todesca), 30 anni, di Torre Le Nocelle, in provincia di Avellino, che aveva preso parte all'incursione nella casa.

In primo grado il gup Loredana Camerlengo, con rito abbreviato, aveva inflitto, il 4 giugno del 2015, 20 anni a Pandelea, 17 a Mottola, 14 anni ed 8 mesi a De Capua e 16 a De Vizio. Una sentenza, quella di appello, che la Cassazione, nel marzo di due anni fa, aveva annullato, rinviando gli atti nuovamente ai giudici di Napoli, che avevano però ribadito la loro pronuncia, vanificando le richieste delle difese di una qualificazione dell'omicidio come preterintenzionale. Ora, come detto, il sigillo della Suprema Corte.