Non possono dimorare ad Airola. E' la misura ordinata dal Gip Loredana Camerlengo, su richiesta del sostituto procuratore Flavia Felaco, nei confronti di quattro maestre indagate per maltrattamenti in una scuola materna privata di Airola.
Si tratta di A. P. M., 45 anni, P. C., 27 anni, di Airola, M.M., 28 anni, di Bucciano, e V. A., 26 anni, Sant’Agata de’ Goti, difese, tra gli altri, dagli avvocati Pasquale Matera, Vincenzo Megna ed Ettore Marcarelli.
A tutte vengono contestate a vario titolo condotte che avrebbero mantenuto- tra marzo e maggio 2019-, o alle quali avrebbero assistito senza intervenire, nei confronti dei bambini che frequentano la struttura, 'bersaglio' di ripetuti rimproveri, grida, strattonamenti, schiaffi e punizioni. Diverse le posizioni, con un numero di episodi - fino ad una dozzina - per due insegnanti, e minore per le altre.
E' l'epilogo di un'attività investigativa diretta dalla Procura e avviata dai carabinieri della Stazione di Airola nel novembre 2018, dopo la denuncia della madre di una bambina di 3 anni, che aveva riferito i presunti comportamenti di una maestra nei confronti della figlia, messa anche in punizione in una stanza buia.
Nel prosieguo delle indagini, terminate nel maggio del 2019, sarebbe stata accertato, attraverso le testimonianze di persone informate sui fatti e, soprattutto, l’analisi delle riprese audio-video eseguite all’interno della struttura, "che tutte e quattro le insegnanti - si legge in una nota a firma del Procuratore Aldo Policastro -utilizzavano metodi di “insegnamento” basati non soltanto sulla pratica della violenza ma anche sulla istigazione della stessa. Schiaffi al volto, colpi sul capo, strattonamenti, pizzichi e punizioni mediante chiusura nella stanza “buia”, erano alla base del metodo di insegnamento cui le maestre dell’asilo si ispiravano".
Il Gip, condividendo la valutazione prospettata dal Pm, ha ritenuto che “sussistono le esigenze cautelari poiché il numero di condotte delittuose poste in essere nell’arco di pochi mesi è tale da far ritenere pressoché certo che esse, in assenza di interventi cautelari, continueranno nella loro attività criminosa”.