Confermata dalla Cassazione, che ha ritenuto inammissibile il ricorso della difesa, la sentenza con la quale la Corte di appello, nell'ottobre del 2018, aveva condannato per usura due persone di Ceppaloni. Si tratta di Orazio Russo e del figlio Mario, tirati in ballo da un'indagine del sostituto procuratore Giovanni Tartaglia Polcini e della guardia di finanza.
In primo grado, nell'aprile del 2014, il Tribunale di Benevento aveva inflitto 5 anni ad Orazio e 4 anni a Mario Russo, disponendo anche il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle tre parti civili: un'imprenditrice di Benevento ed il marito, assistiti dall'avvocato Alberto Mignone, ed Assoconsum con l'avvocato Antonella Maffei.
Le pene erano state però ridotte in appello, quando erano state fissate, dopo la dichiarazione di intervenuta prescrizione per gli episodi fino al 2005, in 3 anni e 6 mesi per Orazio e in 2 anni e 6 mesi per Mario Russo, difesi dall'avvocato Dario Vannetiello. Una sentenza che, adesso, è diventata definitiva.
Nel mirino degli inquirenti era finito un cambio di assegni per decine di migliaia di euro che sarebbe stato fatto alla titolare di un'azienda con interessi ritenuti usurari.