"Ha palpeggiato un'alunna", processo d'appello per un maestro

Udienza a Napoli, martedì, per un 68enne di Montesarchio condannato a 8 anni in primo grado

Benevento.  

Tre anni e due mesi fa la condanna, martedì il processo d'appello per Pellegrino Caturano, 68 anni, di Montesarchio, insegnante di matematica del Primo Circolo, al quale il Tribunale, il 19 febbraio, aveva inflitto 8 anni – la pena chiesta dal pm Marcella Pizzillo -, ritenendolo responsabile di aver palpeggiato un’alunna di 8 anni dopo averla fatta avvicinare alla cattedra per correggerle i compiti.

Per il docente, difeso dagli avvocati Angelo Leone e Marcello D'Auria, anche il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle parti civili, rappresentate dall'avvocato Valeria Verrusio.

Ora il giudizio di secondo grado su una vicenda rimbalzata all'onore delle cronache nel febbraio 2013, quando Caturano era stato arrestato dalla Squadra mobile. L’arresto era scattato in flagranza di reato, sulla scorta delle immagini filmate da una delle due telecamere installate dagli investigatori nell’aula della scuola. Diciannove ore di registrazione, condensate in una consulenza di diciannove fotogrammi stampati sui quali la difesa, nel corso del dibattimento, celebrato a porte chiuse, aveva espresso i propri dubbi, evidenziando l'assenza di ogni valutazione di una serie di elementi che potevano risultare dirimenti nell'accertamento completo della storia.

Era stata la preside ad affacciarsi nella classe in cui Caturano stava tenendo lezione e ad invitarlo ad uscire. L'allora 62enne si era trovato di fronte i poliziotti, che con estrema discrezione l’avevano accompagnato all’esterno dell’edificio e poi l'avevano condotto in Questura. Come si ricorderà, quando era comparso dinanzi al gip, Caturano si era avvalso della facoltà di non rispondere, motivando la scelta con il trauma provato al momento del fermo, con lo stato d’animo - aveva spiegato - di un uomo privato della libertà personale per la prima volta in un’esistenza interamente dedicata alla formazione delle nuove generazioni.

Ventidue i mesi, tra carcere e domiciliari, trascorsi in stato di detenzione dall'insegnante (era tornato in libertà nel dicembre 2014), che ha sempre respinto la pesantissima accusa della quale è stato chiamato a rispondere. “Non ho mai toccato o molestato la bimba”, aveva ripetuto in aula quando si era sottoposto all'esame.