Quattro condanne sono state proposte dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo nel processo, fissato dinanzi al giudice Anita Polito, a carico di quattro delle cinque persone tirate in ballo dall'indagine del pm Patrizia Filomena Rosa e dei carabinieri del Nucleo operativo di Cerreto Sannita sul racket delle viti.
Nel mirino degli inquirenti il denaro chiesto per la guardiania ai proprietari dei vigneti, che sarebbero stati costretti a sborsarlo, tra marzo ed ottobre 2015, per evitare il danneggiamento delle coltivazioni tra Guardia Sanframondi e Castelvenere.
In particolare, al termine di un intervento andato avanti per oltre un'ora, Conzo ha chiesto 8 anni per Giovanni Coletta, 58 anni, di Castelvenere, imputato di due estorsioni che avrebbe commesso nel paese delle cantine nell'ottobre 2015; 10 anni per Annibale Zotti, 67 anni, che risponde di detenzione illegale di armi e munizioni, ricettazione di un fucile, violenza privata e porto illegale di arma. Le ultime due accuse sono contestate in concorso a Raffaele Cavaiuolo, 58 anni, da settembre all'obbligo di firma, e ad Antonio Zotti, 41 anni, tutti di Solopaca, per i quali sono stati chiesti, rispettivamente, 7 anni e 7 mesi e 7 anni e 6 mesi.
A seguire, il via alle arringhe, ancora in corso, dei difensori: gli avvocati Angelo Leone (per Antonio Zotti), Gabriele Nuzzi (per Coletta), Antonio Barbieri (per Annibale Zotti) ed Ettore Marcarelli (per Cavaiuolo), le cui conclusioni sono state ovviamente di segno opposto a quelle del Pm. Nelle prossime ore la sentenza.
Gli addebiti di violenza privata e porto di armi in luogo pubblico sono relative all'episodio del quale era rimasto vittima, la sera del 26 gennaio 2015, Giovanni Coletta, la cui Kia era stata centrata da due colpi di arma da fuoco. Un gesto di cui, secondo gli inquirenti, Annibale Zotti sarebbe stato il mandante, il figlio Antonio e Cavaiuolo gli organizzatori e gli esecutori. Un attentato che, a detta della Procura, sarebbe stato compiuto per costringere Coletta a ridimensionare la sua attività.
Come si ricorderà, gli imputati erano stati colpiti nel marzo 2017 da un'ordinanza di custodia cautelare che il Riesame aveva però annullato. Di qui un'ulteriore attività investigativa che, corroborata anche dal contenuto di alcuni colloqui registrati nella casa circondariale di contrada Capodimonte, era sfociata, cinque mesi più tardi, in un nuovo provvedimento restrittivo, stavolta confermato dal Tribunale della libertà, che nell'occasione aveva anche riqualificato i termini della vicenda ai danni di Coletta. ,
Lo stesso Coletta compare anche con Guglielmo Labagnara (avvocato Antonio Di Santo), 70 anni, di Guardia Sanframondi, dallo scorso 22 giugno ai domiciliari su decisione del Riesame, nel processo per estorsione aggravata, in corso dinanzi al Tribunale collegiale, la cui conclusione è prevista a fine gennaio del prossimo anno.
Esp