Omicidio Matarazzo, via agli esami su cicche, sangue e saliva

Incidente probatorio chiesto dalla difesa di Iorillo, incarico del Gip al professore Di Nunzio

Frasso Telesino.  

Novanta giorni. E' il tempo a disposizione del professore Ciro Di Nunzio per eseguire gli esami biologici su due cicche di sigarette, un sassolino ed un rametto, sui quali potrebbero esserci tracce di sostanza ematica e di saliva. Si tratta dei reperti sequestrati la sera dell'omicidio di Giuseppe Matarazzo, il 45enne pastore di Frasso Telesino ammazzato con due colpi di pistola lo scorso 19 luglio. A distanza di un mese dal momento in cui era uscito dal carcere dopo aver scontato una condanna a 11 anni e 6 mesi perchè riconosciuto responsabile di abusi su una 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era tolta la vita impiccandosi ad un albero.

L'incarico a Di Nunzio è stato affidato questa mattina dal gip Flavio Cusani nel corso dell'incidente probatorio chiesto dall'avvocato Raimondo Salvione, difensore di Lucio Iorillo, 58 anni, operaio della Comunità montana del Taburno, papà della minore suicida, allo stato unico indagato per il delitto.

Un appuntamento, quello dinanzi al giudice, servito alle parti per nominare i propri consulenti: i dottori Luigi Barbato (per Iorillo) e Michele Selvaggio (per i familiari di Matarazzo, assistiti dagli avvocati Antonio Leone e Tullio Tartaglia).

Il sostituto procuratore Francesco Sansobrino, che dirige le indagini dei carabinieri, aveva scelto i Ris per gli stessi accertamenti tecnici irripetibili, ma l'iniziativa della difesa aveva determinato il trasferimento al Gip dell'indicazione del perito che dovrà portare a termine il compito.

Come si ricorderà, Lucio Iorillo era stato rimesso in libertà lo scorso 6 settembre dal gip Loredana Camerlengo, che gli aveva concesso i domiciliari dopo l'arresto, operato dai carabinieri il 13 agosto, per alterazione e detenzione di armi clandestine, fabbricazione e commercio non autorizzato di armi e ricettazione. Ipotesi di reato prospettate dopo una perquisizione della sua abitazione che aveva consentito di sequestrare pistole e cartucce di cui il 58enne aveva attribuito la paternità al proprio genitore, scomparso da qualche tempo, che aveva l'abitudine di conservare tutto.

Iorillo aveva sostenuto di non essere a conoscenza che armi e munizioni fossero disseminate un po' ovunque, altrimenti se ne sarebbe liberato. Perchè quella perquisizione era la terza subita dal 19 luglio, quando era stato ammazzato Giuseppe Matarazzo. Tutto era accaduto alla contrada Selva, dove il 45enne viveva, intorno alle 20.30. Quando due uomini a bordo di un'auto di colore scuro, facendo finta di essersi persi, e con la scusa di dover chiedere un'informazione sulla strada per Montesarchio, avevano fatto fuoco cinque volte contro di lui, centrato da due proiettili, probabilmente mentre si stava girando, al cuore ed al torace.

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