Delitto Matarazzo, niente telecamere su via di fuga dei killer

La sorella del 45enne frassese: "Giustiziato senza avere la tua di giustizia"

Frasso Telesino.  

Niente telecamere lungo la prima ed unica via di fuga. Chi ha raggiunto in auto giovedì sera contrada Selve, per uccidere a colpi di pistola Giuseppe Matarazzo, 45 anni, di Frasso Telesino, ha dovuto ripercorrere a ritroso quella stradina stretta per arrivare al punto in cui la viabilità comunale si innesta sulla provinciale 111. Direzione Solopaca e, a seguire, Sant'Agata dei Goti.

Un tratto lungo il quale non risultano installati gli 'occhi elettronici' della videosorveglianza, e che, spiega chi conosce la zona, offre qualche alternativa di percorso, magari disegnata da stradine di campagna. Difficile, dunque, che almeno da quelle parti, a meno che non abbia provveduto l'apparecchiatura di un privato o di un esercizio commerciale, sia stato registrato il passaggio della macchina con a bordo gli assassini.

Due uomini che intorno alle 2030, facendo finta di essersi persi, e con la scusa di dover chiedere un'informazione sulla strada per Montesarchio, erano comparsi nel cortile dell'abitazione della vittima, che, da poco rientrata, era in compagnia della madre. Il passeggero aveva fatto fuoco quando Giuseppe si era avvicinato al veicolo, e non gli aveva dato scampo.

L'autopsia, che il medico legale Emilio D'Oro curerà su incarico del sostituto procuratore Francesco Sansobrino, indicherà il numero dei proiettili che lo hanno centrato al torace e, da dietro, all'altezza di una spalla. Proiettili di piccolo calibro che hanno scritto la parola fine sull'esistenza di un uomo che da un mese aveva regolato i suoi conti con la giustizia, scontando la pena che gli era stata inflitta perchè riconosciuto responsabile di abusi sulla 15enne che il 6 gennaio del 2008 si era impiccata ad un albero.

Lui, che era stata prosciolto dall'accusa di istigazione al suicidio, aveva offerto la sua versione sul rapporto con la minore fin dall'interrogatorio di garanzia successivo all'arresto, il 4 marzo del 2009, e poi, durante il processo di primo grado. Poi, quello di appello e la pronuncia giudiziaria definitiva su una vicenda drammatica che continua a dividere. Ancor di più adesso, dopo un delitto che rimanda al sospetto di una vendetta. Ma un sospetto resta tale se non è corroborato da riscontri. “Giustiziato senza avere la tua di giustizia, finchè avrò vita ti prometto che farò emergere la verità”, ha scritto in un manifesto Teresa, la sorella di Giuseppe.

Ai carabinieri e alla Procura guidata da Aldo Policastro il compito di venire a capo del movente e degli autori dell'omicidio. Attenzione puntata sull'analisi delle celle telefoniche, su eventuali immagini, fissate dalle telecamere presenti in aree diverse da quella frassese, del transito di quella macchina scura – nei giorni scorsi sarebbe stata notata in paese una Bmw, ma appare improbabile che un sopralluogo venga fatto con la stessa auto da usare per la successiva 'missione di morte'-, e sulla raccolta delle testimonianze. A caccia di ogni elemento che possa risultare importante per far luce su una storia terribile.

Esp