Rapina e morte dell'anziano, Spitaletta resta in carcere

Il Riesame ha confermato l'ordinanza a carico del 49enne di Tocco Caudio

Montesarchio.  

Resta in carcere Paolo Spitaletta, 49 anni, di Tocco Caudio, arrestato daii carabinieri lo scorso 22 maggio perchè ritenuto responsabile di rapina e dell'omicidio preterintenzionale di una delle vittime. Il Riesame ha infatti respinto il ricorso dell'avvocato Enza Falco, confermando l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Maria Ilaria Romano su richiesta del sostituto procuratore Assunta Tillo. La vicenda è ampiamente nota, anche perchè ha avuto un seguito particolarmente agghiacciante.

Il provvedimento era stato adottato nelle indagini condotte sul raid compiuto a Montesarchio, il 10 aprile, nell'abitazione di due anziani: un 83enne e la sorella 85enne. Entrambi erano finiti nel mirino di due uomini – uno a volto coperto, l'altro armato di pistola- che si erano impadroniti di 350 euro. Giovanni Parente, che sarebbe poi morto al Rummo a distanza di due settimane, stato colpito al volto da un pugno, finendo con la testa contro un muro e poi sul pavimento. Mentre la donna, cui era stata tappata la bocca con una mano, per impedirle di gridare, era stata trascinata in cucina. Un colpo compiuto,  sostiene l'accusa, da Spitaletta e da Valentino Improta, 26 anni, di Montesarchio, rinvenuto carbonizzato il 4 maggio, sul monte Taburno, in una Fiat Punto, intestata alla madre, ferma alla località Cepino di Tocco Caudio, nelle vicinanze di un'area pic-nic.

Dopo aver compiuto la rapina, i due – secondo gli inquirenti - sarebbero fuggiti con l'Alfa 147 di Spitaletta che sarebbe però rimasta impantanata nella parte alta di Campoli Monte del Taburno. Di qui la richiesta di aiuto ad una persona, legata da vincoli di parentela a Improta, che aveva successivamente raccontato la circostanza ai militari, spiegando che in quell'occasione il 26enne gli aveva confidato il suo coinvolgimento e quello del 49enne nell'incursione in casa dei due malcapitati.

Un'inchiesta supportata dall'analisi dei tabulati telefonici e del traffico veicolare, e dalle intercettazioni, dalla quale sarebbe emerso un incontro in cui Improta, “preoccupato”, avrebbe informato Spitaletta di aver ricevuto un avviso di garanzia – gli era stato spedito, per consentirgli di nominare un consulente, in vista dell'autopsia dell'83enne – e di aver “bisogno di denaro per spese conseguenti al procedimento avviato”.

L'affidamento dell'incarico per l'esame era in programma il 4 maggio, ma il 2 maggio Improta era sparito. E, sempre il 4 maggio, era arrivata la terribile scoperta del delitto sul Taburno. Un omicidio al centro di un'inchiesta nella quale è stato chiamato in causa Pierluigi Rotondi, un 30enne di Tufara - è difeso dagli avvocati Francesco Fusco ed Elvira Pancari-, e che il prossimo 25 giugno vivrà una tappa importante – in attesa dell'autopsia – con gli accertamenti di natura biologica, chimica e balistica che i carabinieri del Ris di Roma eseguiranno su alcuni reperti sequestrati: oltre alla Punto divorata dalle fiamme e ad una Mercedes classe A, qualche indumento, alcuni capelli, un paio di mozziconi di sigarette, barattoli di vetro, materiale combusto, un bossolo e pallini da caccia.

Si tratta di operazioni tecniche non ripetibili, per le quali sono state 'avvisate' le parti: oltre a Rotondi, che nominerà come propri consulenti l'ingegnere Alessandro Lima e il biologo Eugenio D'Orio, anche i familiari della vittima, assistiti dagli avvocati Federico Paolucci ed Ettore Marcarelli.

Esp