Possibile che nessuno abbia visto, che nessuno abbia notato le sagome dei due banditi fuggire via, magari con l'aiuto di un complice? Possibile che da quelle parti, nel centro storico di Montesarchio, ci siano telecamere non funzionanti? Sono gli interrogativi che si affacciano sempre quando la cronaca registra una rapina.
Ancor di più quando c'è qualcuno che ci rimette la vita. Come Giovanni, 83 anni, una salute di ferro ed una esistenza troncata dalle conseguenze delle botte ricevute durante l'irruzione compiuta quindici giorni prima nell'abitazione in cui si trovava con la sorella, di lui più giovane di qualche anno. Anziani sempre più nel mirino, bersagli indifesi che è troppo semplice centrare.
Una vicenda drammatica come quella del 2014 a San Giorgio del Sannio, che il sostituto procuratore Assunta Tillo ed i carabinieri della locale Compagnia stanno cercando di ricostruire. Partendo dalle parole, inevitabilmente segnate dal terrore e dallo choc vissuti in quei terribili momenti, dell'unica testimone.
Lei ed il fratello si erano visti piombare in casa i rapinatori all'improvviso. Lui era caduto sul pavimento dopo essere stato colpito da quelle facce cattive nascoste da un passamontagna, la loro voce con una inflessione campana. Un dato che sembra escludere una 'paternità' straniera, ma che non offre alcuna indicazione precisa sulla provenienza dei malviventi. Campani, appunto, ma in arrivo da dove?
Ecco perchè, in attesa dell'autopsia del pensionato, prevista dopo la festività del Primo Maggio, il lavoro di inquirenti ed investigatori non si annuncia affatto facile. Lo sforzo per risalire agli autori di un raid sfociato nella tragedia avrebbe bisogno della collaborazione dei cittadini e del supporto che dovrebbe assicurare un sistema di videosorveglianza efficiente. Dovrebbe essere così, ma non lo è. Purtroppo.
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