"Fratelli sequestrati e picchiati", condannato un giovane

Rito abbreviato per un 30enne di Montesarchio: 8 mesi, pena sospesa

Montesarchio.  

Il pm Miriam Lapalorcia aveva chiesto la condanna ad 1 anno, il giudice Maria Ilaria Romano, concesse le attenuanti generiche, ha invece fissato in 8 mesi la pena, sospesa, stabilita con rito abbreviato per Giuseppe Iachetta (avvocato Pierluigi Pugliese), 30 anni, di Montesarchio, una delle due persone – l'altra, Paolo Spitaletta (avvocato Marcello Giulianini), 49 anni, di Tocco Caudio, noto alle forze dell'ordine, è già a giudizio – che nelle prime ore dell'8 maggio dello scorso anno erano state arrestate – poi sono tornate in libertà – per sequestro di persona, lesioni e tentata violenza privata.

Accuse contestate in relazione ad un episodio del quale erano rimasti vittime due fratelli di Tocco Caudio, condotti in una zona di campagna, minacciati e picchiati per indurli a confessare di essere i presunti autori di un furto compiuto alcuni giorni prima. Quando nel mirino era finita l'abitazione del suocero di Iachetta, diventata il teatro di un'incursione messa a segno mentre il giovane era impegnato nella promessa di matrimonio. Un colpo che aveva fruttato un bottino di oro, soldi ed una pistola detenuta legalmente.

Spitaletta era stato trasferito in carcere, Iachetta sottoposto ai domiciliari dai carabinieri, intervenuti su richiesta di uno dei malcapitati che era riuscito ad allontanarsi e a dare l'allarme. Diverse le scelte operate dai due indagati quando si erano trovati di fronte, per l'udienza di convalida, il gip Gelsomina Palmieri.

Spitaletta si era avvalso della facoltà di restarsene in silenzio, mentre Iachetta aveva risposto alle domande che gli erano state poste, negando ogni addebito. Aveva infatti escluso di aver incontrato le due parti offese, precisando di essere stato nel tardo pomeriggio prima dal padre della moglie, poi in un bar di Tocco Caudio. Inoltre, aveva sostenuto che i due fratelli sarebbero già stati a conoscenza dell'intenzione del suocero di denunciarli come i responsabili del raid.

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