Gli era piombato addosso un decreto penale di condanna, firmato dal sostituto procuratore Giacomo Iannella, ad una ammenda di 600 euro. Un atto al quale si era immediatamente opposto, di qui la fissazione di un giudizio immediato che si è concluso stasera. Pochi minuti fa la lettura della decisione del giudice Telaro, che ha assolto, perchè il fatto non sussiste, Raffaele Scarinzi, sindaco di Vitulano.
Difeso dagli avvocati Roberto Pulcino e Dario Vannetiello, Scarinzi era stato chiamato in causa per una storia di burocrazia, tutta italiana, che gli era costata l'accusa di aver aperto e mantenuto in esercizio un ambulatorio sanitario in assenza della prescritta autorizzazione.
I fatti risalgono al 2016, sono relativi ad un immobile che Scarinzi aveva ceduto gratuitamente, anche dopo aver effettuato alcuni lavori ritenuti necessari, perchè ospitasse l'ambulatorio dell'Asl, non comunale. I problemi erano iniziati quando una dirigente dell'Asl aveva ordinato la chiusura della struttura per l'assenza di un parere che la stessa Azienda, alla quale era stato chiesto dal primo cittadino, aveva dimenticato di redigere.
Risultato: la mattina in cui l'ambulatorio era improvvisamente diventato off limits, Scarinzi si era trovato in strada sia il personale, sia alcune mamme che erano in fila per far vaccinare i loro figli. Ecco perchè aveva adottato un'ordinanza con la quale aveva disposto la riapertura della struttura.
Il resto di questa vicenda è immaginabile: lungo esposto alla Procura e, poi, il processo. L'ultima udienza nella tarda mattinata di oggi, quando il sindaco ha ripercorso in aula l'iter di una vicenda paradossale, rivendicando il proprio operato e sottolineando, con non poca ironia, che in quell'ambulatorio mancava la sala riunioni. E non perchè mancassero le stanze – ce n'erano tre non utilizzate – ma solo una targhetta. Quella che avrebbe diversamente qualificato uno dei tre ambienti: da vuoto a sala riunioni, appunto. Una storia tutta italiana.
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