Morte di Maria, rilievi acustici nella piscina di S. Salvatore

Inquirenti ed investigatori con Ris e Arpac. Nel giugno 2016 la tragica fine, un caso irrisolto

San Salvatore Telesino.  

Nuovo, ennesimo sopralluogo di inquirenti ed investigatori nella piscina del casale di San Salvatore Telesino nella quale il19 giugno del 2016 era stata rinvenuta senza vita, morta annegata, Maria, 9 anni, rumena. Teatro di un caso ancora senza soluzione, nel quale si sono ritrovati il procuratore aggiunto Giovani Conzo, il sostituto Maria Scamarcio, i carabinieri del Reparto operativo provinciale con il maggiore Alfredo Zerella, i militari del Ris e i tecnici dell'Arpac. Una presenza, quest'ultima, che lascia pensare anche a rilievi di natura acustica.

Accertamenti evidentemente non irripetibili; dunque, non alla presenza di Daniel, 22 anni, e Cristina Ciocan, 31 anni. Si tratta dei due fratelli rumeni, difesi dagli avvocati Giuseppe Maturo e Salvatore Verrillo, per i quali a luglio e dicembre 2016 era stato chiesto l'arresto in carcere.

Per lui le ipotesi di reato di omicidio e violenza sessuale, per la sorella di concorso nella prima. In entrambe le occasioni, però, il gip Flavio Cusani aveva detto no per l'insussistenza dei gravi indizi. La sua seconda decisione era stata appellata dalla Procura dinanzi al Riesame, che lo scorso 9 giugno l'aveva però confermata. Di qui il ricorso in Cassazione che sarà discusso il 27 ottobre.

Come più volte ricordato, Daniel è accusato di aver abusato della piccola e di averla uccisa con l'aiuto della sorella, gettandola nell'acqua, perchè temeva che lei potesse rivelare le 'attenzioni' sessuali che avrebbe subito. Una ricostruzione contestata, oltre che dai difensori e dal gip Cusani, anche dai giudici del Riesame, secondo i quali “la massima incertezza circonda perfino le modalità di svolgimento del fatto e la sua stessa natura di omicidio, non potendosi ragionevolmente escludere altre possibilità, perfino quella dell'evento accidentale”.

Attenzione puntata anche sull'impossibilità che nessuno avesse sentito le urla della piccola una volta spinta in acqua. Non è stato dimostrato, dunque, secondo i giudici, che sia stato un delitto, e lo stesso riguarda anche l'accusa, "non solo non dimostrata, ma improbabile e in contraddizione con il contesto", di abusi sessuali a carico di Daniel. Un versante, quest'ultimo, sul quale, a detta del Tribunale, non sono state battute tutte le piste.

Tutt'altro che conclusa l'attività investigativa, che punta - l'ha sottolineato il Procuratore Aldo Policastro - a far piena luce sulla vicenda. Uno sforzo che nei prossimi giorni sarà costellato dall'escussione di una dozzina di persone convocate come testimoni.