Incendio auto, Falzarano nega: Io il mandante? Non è vero

L'80enne di Airola respinge l'accusa. Rungi non risponde al Gip

Airola.  

Una ha risposto, l'altra no. Scelte diverse, nell'interrogatorio di garanzia dinanzi al giudice Gelsomina Palmieri, per le due persone finite sabato scorso agli arresti domiciliari nell'indagine del pm Flavia Felaco e dei carabinieri sul tentativo di incendio di un'auto ad Airola, un mese fa.

Si tratta di Stefano Falzarano (avvocato Carmelina Perone), 80 anni, e Francesco Rungi (avvocato Raffaele Borriello), 51 anni, di Airola, accusati, sulla scorta di un'attività investigativa supportata dalle intercettazioni telefoniche e sfociata in un'ordinanza di custodia cautelare del gip Flavio Cusani, di essere, rispettivamente, il presunto mandante ed uno dei due autori del gesto. L'altro – Massimo Cinelli, 30 anni, anch'egli di Airola – era stato arrestato, come si ricorderà, mentre, scavalcato il cancello di un'abitazione in via Carracciano, era pronto a lanciare una molotov contro la vettura parcheggiata in giardino.

A restarsene in silenzio è stato Rungi, mentre Falzarano ha respinto ogni addebito. Avrebbe sostenuto di aver incontrato una sola volta, e in momenti diversi, Cinelli e Rungi, dai quali avrebbe ricevuto richieste di lavoro o di un sostegno utile a superare le difficoltà economiche. Respingendo, dunque, la tesi degli inquirenti, secondo i quali sarebbe stato lui a promettere 200 euro per l'attentato incendiario. Una somma alla quale aveva fatto riferimento, nell'udienza di convalida, Cinelli, che, difeso dall'avvocato Mariacarmela Fucci, non aveva però rivelato la provenienza dell'offerta.

I legali di Falzarano e Rungi hanno chiesto la revoca o, in subordine, l'attenuazione della misura a carico dei loro assistiti, nelle prossime ore la presentazione del ricorso al Riesame.

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